Lo smartworking ai tempi del coronavirus: controlli possibili su pc e mail

Lo smartworking ha fatto ingresso massiccio e improvviso in molte realtà aziendali a causa dell’emergenza Coronavirus. Tuttavia, non c’è stato il tempo per conoscerne le regole di funzionamento. Si tratta di una modalità di lavoro che in Italia è definita “agile” e che era stata recentemente introdotta con la Legge n. 81 del 2017. Non va confusa con il tele lavoro: lo smart working non conosce limiti di orario e di postazione.

Lo smartworking ai tempi del coronavirus: controlli possibili su pc e mail
Smart working (foto Pixabay)

Molte realtà aziendali non conoscevano lo smartworking finchè non hanno dovuto impiegarlo per gestire il lavoro in piena pandemia. L’aspetto meno chiaro è quello relativo ai controlli sui lavoratori. Infatti, il lavoro agile si svolge da casa o comunque da remoto ed è possibile attraverso l’impiego di pc, mail, chat ecc.

Poiché in questo caso il controllo da parte del datore di lavoro riguarda una sfera che è al limite con il privato (i pc utilizzati sono talvolta a uso promiscuo ad esempio) è importante comprendere i limiti di questi controlli, in base agli articoli 2, 3 e 4 dello Statuto dei lavoratori.

Quali sono i controlli vietati e perchè

Di certo sono vietati i controlli a distanza, attuati attraverso l’installazione e l’uso di apparecchiature tecnologiche e sistemi che rilevano la presenza del lavoratore oppure monitorano l’uso di internet, a meno che ciò non sia un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato territoriale del lavoro.

I datori non possono quindi controllare la presenza del lavoratore che sta lavorando in smart working e questo non solo perchè i suddetti controlli sono vietati dall’art. 4 St. Lav. ma anche perchè sarebbe contrario allo spirito del lavoro agile.

Inoltre, i dati e le informazioni ottenuti tramite gli strumenti di controllo a distanza, che siano adottati a seguito di accordo sindacale o autorizzazione dell’Itl, sono utilizzabili «ai fini del rapporto di lavoro» solo a condizione che sia stata data al lavoratore «adeguata informazione delle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli e nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196».

Quali controlli sullo smartworking sono ammessi?

Sono invece ammessi i controlli sui lavoratori quando il datore di lavoro ha il fondato sospetto che i dipendenti stiano commettendo degli illeciti. In questo caso è possibile svolgere controlli mirati, anche a distanza. Tuttavia, anche in questo caso i controlli dovranno essere proporzionati e non invasivi ed essere effettuati tramite i beni aziendali (es. pc aziendale e mail aziendale).
Inoltre, va tenuto conto del fatto che l’accordo individuale di lavoro agile (in questo momento emergenziale non obbligatorio) può disciplinare sia le forme di esercizio del potere di controllo sia le condotte che danno luogo all’applicazione di sanzioni disciplinari.

Lo smartworking ai tempi del coronavirus: controlli possibili su pc e mail
Donna al pc (foto Pixabay)
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