Beppe Sala: “Smart working? Non è la normalità, crea due problematiche”

Il sindaco di Milano, Beppe Sala ha parlato dello smart working e dei risvolti negativi che quest’ultimo sta avendo sul tessuto socio-economico.

Sala scuole progetto per aiutare genitori
Giuseppe Sala (Getty Images)

A causa della pandemia e del conseguente lockdown, sono state numerose le attività che hanno fatto ricorso allo smart working. Una scelta presa per garantire la continuità del lavoro ed una stabilità dei dipendenti. Accolto con stupore dagli italiani, non abituati a tali modalità, è stato sin da subito elogiato non solo per il risparmio che rappresentava per le aziende in termini di costi vivi, ma anche per il grande apporto all’ambiente.

Sembrerebbe, dunque, una condizione lavorativa ideale. Eppure c’è chi sostiene che il lavoro a distanza abbia dei risvolti estremamente negativi. Beppe Sala, sindaco di Milano, è certo che le aziende stiano pensando a piani di licenziamento.

Beppe Sala, smart working: “Le aziende pensano ad un piano di licenziamento”

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Giuseppe Sala (Getty Images)

Il sindaco di Milano Beppe Sala si dice certo di una cosa: lo smart working sta arrecando più danni che apportando benefici. A suo avviso, il lavoro a distanza sta inducendo le aziende a pensare a piani di licenziamento: “Sono certo che la maggior parte delle aziende sta pensando a piani di efficientamento, per dirlo in modo gradevole, cioè a piani di licenziamento. A chi è a casa dico di non stare tranquillo“. Un alert lanciato dal Primo Cittadino di Milano nel corso del programma Quante storie in onda su Rai 3. Parole che sicuramente avranno scosso quegli ancora numerosi lavoratori che non sono rientrati nelle proprie sedi.

Ma il sindaco Sala prosegue, e spiega i motivi per i quali lo smart working sarebbe tutt’altro che positivo: “Lo smart working è una buona cosa, anche in Comune l’abbiamo usato. Ma ciò non rappresenta la normalità perché crea due problematiche“. E precisa ai microfoni di Quante Storie: “La prima è che, con tante persone in casa, le comunità si fermano: a partire dai ristornati sino a giungere ai tassisti. Per non parlare della cultura. È impensabile che dall’oggi al domani le città non si basino più sui consumi“.

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(Foto dal web)

Quanto al secondo problema, Sala afferma: “Il secondo aspetto, che è una mia seria preoccupazione, è che con i fatturati che scendono le aziende iniziano a valutare se sussiste davvero il bisogno di tutti gli spazi e le persone avute sino ad oggi“.

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