La moda Made in Italy é ripartita ma la filiera è in affanno.
Il bimestre marzo-aprile ha visto un calo dei consumi pari a quasi il 70%.
L’industria della moda é stata sostenuta dagli ammortizzatori sociali (64.741.278 ore autorizzate dall’Inps nei primi cinque mesi dell’anno) ma anche adesso sta soffrendo.
Secondo la Federazione moda Italia, 9 aziende su 10 hanno ritardato l’apertura di due settimane.
D’altra parte il normale andamento delle collezioni della moda é stato stravolto e in base a quanto dichiarato da Marino Vago, presidente di Sistema moda Italia a Il Sole 24 ore, la filiera é bloccata sia per quanto riguarda le scorte che sono diminuite sia per -“l’abbassamento dei livelli nei magazzini”.
La globalizzazione ha mostrato questo inconveniente: molti dei paesi in cui parte dei semilavorati sono prodotti sono ancora in pieno lockdown (ad esempio l’India).
Leggi anche —-> La moda si riorganizza, al via la prima Milano Digital Fashion Week
La moda Made in Italy fatica a ripartire anche perché é un crisi il turismo
In base alle rilevazioni Inps per Confindustria Moda, diffuse da Smi, a maggio 2020 le ore autorizzate totali (per Cigs, Cigo e cassa in deroga) sono state 14.044.144.
Si tratta di un numero vicino al totale delle ore richieste dalle aziende della moda nell’intero 2019 (15.176.449).
In questo momento la produzione é concentrata sulla collezione invernale, ma c’è timore.
Peraltro alla situazione generale del settore si aggiunge la riduzione di fatturato del settore dedicato alle cerimonie made in Italy, radicato anche al sud.
A ciò si aggiunge il legame tra turismo e moda che affossa ulteriormente il Made in Italy visto che una consistente fetta dei prodotti di lusso é acquistata da stranieri extra Ue.
Anche per questi sono sono a rischio 17mila punti vendita cioè il 15% del totale dei punti vendita, corrispondente al 10% degli occupati nelle realtà aderenti a Federmoda.
Leggi anche —> Il Coronavirus non deve affossare il Made in Italy