Carabinieri Piacenza. Svelato il contenuto delle prime intercettazioni che vede protagonista l’appuntato Giuseppe Montella. Cifre da capogiro
Ancora bufera per l’arma dei Carabinieri di Piacenza dopo che è stata svelata la piramide di violenza e abusi da parte di alcuni dei funzionari dell’Arma.
Il colmo. Nel 2018 Giuseppe Montella, individuato come il capo dell’organizzazione criminale della caserma Levante, ricevette un encomio per “il ragguardevole impegno operativo ed istituzionale soprattutto per l’attività di contrasto al fenomeno di spaccio di sostanze stupefacenti.”
Oggi l’uomo, oltre alle accuse di torture, detenzioni illegali, contraffazione di verbali, deve affrontare anche quelle di gestire un racket di spaccio di droga che vede coinvolto anche il “grossista” Daniele Giardino e un pusher magrebino.
Sono le stesse parole dell’appuntato Montella che lo incastrano definitivamente, attraverso un sistema d’intercettazioni nel quale spiega per filo e per segno come avveniva il business malavitoso. Durante la quarantena si prendeva l’incarico personalmente di ritirare ben 200 chili di hashish pur di non interrompere la catena d’affari sua e del proprio fornitore.
Nel frattempo sono stati interrogati i primi due “colleghi” arrestati, finiti in lacrime davanti al gip: Angelo Esposito e Daniele Spagnolo. Si difendono dicendo di aver solo eseguito degli ordini. La caserma Levante è finita sotto sequestro.
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Carabienieri Piacenza. Il contenuto delle intercettazioni
Coinvolta nell’operazione anche la compagna di Montella, Maria Luisa Cattaneo. Lei è una degli interlocutori principali a cui l’appuntato spiega il sistema di guadagno: “Daniele (Giardino) compra 50 chili e su quelli lui ha un ricavo, 100 euro al chilo, per un totale di 5mila euro. Ma li deve vendere tutti. Io invece prendo 700 euro ogni mezzo chilo piazzato.”
Segue poi una serie di dialoghi intercettati con lo stesso Giardino riguardo gli spostamenti dei camion e l’organizzazione degli appuntamenti con Montella per farli passare senza problemi.
Intanto, per ripristinare fiducia con la cittadinanza e cercando di dare ancora credibilità all’Arma, si sono dimessi i capi della catena di comando provinciale dei Carabinieri di Piacenza. Lasciano l’incarico il comandante provinciale Stefano Savo, il comandante del reparto operativo Marco Iannucci e il comandante del nucleo investigativo Giuseppe Pischedda. Nessuno dei tre è coinvolto nella vicenda.
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I pm piacentini, aiutati dagli agenti della Guardia di Finanza, avranno il compito di individuare ruoli e responsabilità in questa vicenda che segna una macchia indelebile di vergogna per l’Arma dei Carabienieri.
Il procuratore Graziella Pradella ha intimato di avere tutta la documentazione utile prima di procedere con la convocazione di tutti gli ufficiali coinvolti.
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