Rivara: Claudio Baima Poma condanna alla morte sé e suo figlio. Parla la psicoterapeuta Cialdella
Tragica notte quella del 21 settembre 2020 a Rivara: un operaio quarantesettenne, Claudio Baima Poma, commette un duplice assassinio: uccide con una pistola suo figlio undicenne e poi se stesso. Sebbene non esista motivazione che giustifichi un gesto così crudele, la psicoterapeuta familiare Maddalena Cialdella cerca di trovare delle risposte dietro quel gesto.
Si tratterebbe, a parer della Cialdella, dell’ennesimo quadro famigliare condito da separazione e depressione: l’operaio non avrebbe accettato la separazione dalla compagna e avrebbe cercato in tutti i modi di rivalersi strumentalizzando il figlio. Un modo per condannare alla sofferenza perenne la sua ex compagna, Iris.
Un gesto anticipato da un messaggio d’addio diffuso sui social per diffondere, secondo la Cialdella, la notizia al mondo, così da far sapere di essere sì l’autore del gesto ma a causa della ex compagna.
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Omicidio-suicidio a Rivara: terribile epilogo di un quadro famigliare compromesso
Claudio Baima Poma, un operaio di 47 anni di Rivara, nel torinese, ha ucciso prima il figlio undicenne e poi si è torto la vita con la stessa pistola. E’ accaduto la scorsa notte, quella di lunedì 21 settembre, nell’abitazione di via Beltramo 3.
L’allarme, scattato immediatamente grazie ad un’amica del Poma, allarmata per il messaggio letto su Facebook, è stato tuttavia inutile: all’arrivo degli operatori del 118 si è solo potuto constatare il decesso di entrambi.
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L’uomo, come rende noto lui stesso in quel lungo messaggio d’addio sui social, soffriva da tempo di depressione; col tempo avrebbe raggiunto, secondo la Cialdella, uno stato di “follia” privo di sensi di colpa giacché il figlio è stato riconosciuto, non come altro da sé, bensì come una sua estensione. Secondo la psicoterapeuta farmaci e sedute avrebbero potuto rappresentare un aiuto essenziale.
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