Il prezzo sul cartellino, a volte, é davvero irrilevante. Infatti anche l’Alta Moda si è macchiata di qualche peccatuccio di inquinamento ambientale. Greenpeace, grazie ad una ricerca, ha trovato tracce di sostanze chimiche inquinanti, in abbigliamento e scarpe, fatte da marchi di lusso per bambini.
Nel rapporto pubblicato, appena prima della Milano Fashion Week, è stata dimostrata la presenza di sostanze pericolose in capi e accessori di famose griffe internazionali, da Dolce&Gabbana a Giorgio Armani, passando per Versace, Hermes, Christian Dior, Louis Vuitton e Marc Jacobs. Le analisi degli indumenti e delle calzature hanno mostrato concentrazioni di sostanze chimiche pericolose, usate da marchi di largo consumo, e alcune di queste sostanze, quando vengono rilasciate nei corsi d’acqua, durante il ciclo di produzione oppure durante il lavaggio dei vestiti stessi, hanno la proprietà di accumularsi negli organismi viventi e di interferire con il sistema endocrino.
Greenpeace ha spiegato che “sono stati testati 27 prodotti di otto case d’Alta moda di cui 16 (8 dei quali Made in Italy) sono risultati positivi per una o più delle seguenti sostanze chimiche: nonilfenoli etossilati (NPEs), ftalati, utilizzati per le stampe sui tessuti, composti perflorurati, polifluorurati e antimonio. La più alta concentrazione di nonilfenoli è stata rilevata in una delle ballerine Louis Vuitton prodotte in Italia e vendute in Svizzera, mentre la concentrazione più elevata di PFCs in una giacca di Versace“.
“Il successo dei marchi dell’Alta moda è costruito interamente sull’esclusività e l’eccellenza dei loro prodotti“, ha spiegato Chiara Campione, responsabile del progetto ‘The Fashion Duel‘ di Greenpeace Italia, “è ora che i marchi dell’Alta moda siano coerenti con la loro reputazione e passino dalla parte di coloro che lavorano per un futuro libero da sostanze tossiche, sssumendo l’impegno Detox per le loro filiere, dimostrando che si può produrre Alta moda rispettando il Pianeta” conclude la Campione.
Sono già una ventina le aziende, tra cui Nike, Adidas, Puma, H&M, Zara, Mango, Esprit, Levi’s, Benetton, Victoria’s Secret, Valentino, Burberry, M&S, C&A, Li-Ning, Uniqlo, G-Star Raw, Coop, Canepa, Primark, che hanno sottoscritto finora l’IMPEGNO DETOX, con l’obiettivo di assicurare maggiore trasparenza, pubblicando i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose e cercando di azzerare questi scarichi entro il 2020.
Greenpeace, svelando la verità dietro la bellezza di questi capi e accessori amatissimi da tutti, ha sollevato questo grave problema ambientale, ricevendo l’appoggio delle griffe citate. Armani ha commentato dicendo che i prodotti erano sicuri per i consumatori e che erano state rispettate le linee guida internazionali per la tutela dell’ambiente. Anche Louis Vuitton ha detto che tutti i suoi prodotti erano pienamente in linea con le norme standard di sicurezza, mostrando concentrazione inferiori rispetto norme internazionali richiesti, comprese le ballerine per bambini risultate positive alla PFC, prodotte in Italia.
“La sicurezza dei nostri clienti e la protezione dell’ambiente sono questioni che consideriamo seriamente e che da sempre sono prioritarie per Louis Vuitton“, queste le parole dei portavoce, “la casa di moda Vuitton riconosce la necessità di far propri i principi precauzionali e di tenere conto delle caratteristiche di pericolosità intrinseche dei prodotti chimici usati nell’industria. Per questo condividiamo le preoccupazioni di Greenpeace e continuiamo ad impegnarci per migliorare le nostre policy e i protocolli per andare oltre e più in profondità rispetto agli standard attualmente in vigore“.
Greenpeace, inoltre, ha attuato una nuova campagna pubblicitaria, realizzata da Andrea Massari e ispirata alla fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen, che riporta l’attenzione sul problema, incitando a non ignorare la questione e a prendere una posizione chiara e precisa.
I marchi dettano le ultime tendenze, ma l’unica moda da seguire é quella di non far del male al nostro Pianeta.
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