Molte zone d’Italia affrontano quotidianamente il problema dello smaltimento dei rifiuti. Peggio ancora, ci sono alcune città trasformate in autentiche discariche a cielo aperto. Purtroppo, a creare maggiore danno ambientale, è la dabbenaggine umana mostrata quando i rifiuti vengono incendiati, causando un silenzioso intossicamento da diossina nei polmoni dei cittadini.
All’interno di questa emergenza, si è tornato a parlare di termovalorizzatori. Il vice premier Salvini ha lanciato la pietra, ma il suo alleato Di Maio non sembra intenzionato a raccoglierla. In attesa che il governo si pronunci definitivamente in merito, è giusto spiegare cos’è e come funziona un termovalorizzatore.
La cosiddetta “Waste-to-energy” è il processo di trasformazione della materia vegetale organica in energia utilizzabile. Proprio come una centrale a carbone che genera elettricità bruciando carbone, un impianto di termovalorizzazione brucia principalmente rifiuti organici e li trasforma in energia elettrica. Questa procedura non solo crea energia bruciando spazzatura, ma principalmente riduce la quantità di rifiuti destinati alle discariche. Ha quindi un duplice effetto benefico. Il processo di base per trasformare i rifiuti in energia è relativamente semplice e anche affascinante.
Il processo che trasforma i rifiuti in energia funziona in questo modo: quelli costituiti da prodotti di carta, materiale vegetale e materie plastiche vengono raccolti in un impianto industriale e bruciati. La combustione avviene in una caldaia e produce calore il quale trasforma l’acqua in vapore. Il vapore quindi viene utilizzato per alimentare le turbine, che a loro volta generano elettricità. Il risultato è che la stessa viene trasferita alle centrali elettriche e quindi distribuita attraverso la rete elettrica. Essenzialmente, il processo di trasformare i rifiuti in energia è abbastanza semplice.
Questo processo riduce notevolmente il quantitativo di rifiuti destinati ad una discarica. Naturalmente, bruciare l’immondizia genera circa il 15-20% di rimanenza sotto forma di cenere. Pertanto, alla fine una discarica riceve ad esempio solo 15-20 tonnellate di rifiuti anziché 100.
L’energia prodotta dalla combustione di rifiuti organici e dalla conversione in energia elettrica è approssimata a 500 kilowattora per ogni 1.000 chilogrammi di rifiuti. Ciò significa che produce 500 kilowatt di potenza che possono essere utilizzati per un’ora.