Lo scorso anno, il 75% dei rifiuti raccolti da Greenpeace hanno riguardato la plastica. Quasi il 65% dei materiali recuperati dalle coste del Nord America provenivano dalla Coca-Cola Company, dalla PepsiCo e dalla Nestlé.
In tutto il mondo, 239 missioni di pulizia e audit dei marchi intrapresi in 42 paesi dei sei continenti hanno aiutato Greenpeace a creare una “mappa dei rifiuti oceanici” dettagliata. Questa istantanea globale ha rivelato che gli involucri delle caramelle erano gli oggetti più comuni trovati, seguiti da bottiglie di polietilene, bicchieri di plastica, tappi per bottiglie e borse per la spesa monouso.
Le cinque peggiori società inquinanti, a livello globale, sono:
- La Coca-Cola Company;
- La PepsiCo;
- La Nestlé;
- La Danone;
- La Mondelez International.
Sara King, capo della Greenpeace Canada, ha affermato: “Il primo controllo del marchio è stato condotto nelle Filippine. Sono sbalordita di quanto sia stato rapido l’afflusso di nuovo materiale. Un giorno fai pulizia, e il giorno dopo la spiaggia si riempie nuovamente di plastica. Secondo le recenti ricerche di mercato, la produzione di plastica è destinata ad aumentare del 40% nel prossimo decennio. Se accadrà realmente, la situazione diventerà veramente tragica”.
La Nestlé si è giustificata affermando che il vero problema è lo smaltimento improprio dei materiali riciclabili. L’azienda sostiene che i risultati “dimostrano una necessità chiara e pressante per lo sviluppo di infrastrutture adeguate per gestire efficacemente i rifiuti in tutto il mondo”.
Inoltre, la Nestlé si sta sforzando per raggiungere il 100% del suo imballaggio riutilizzabile o riciclabile entro il 2025, affermando di esplorare soluzioni con i suoi partner per ridurre l’utilizzo di plastica e sviluppare nuovi approcci per eliminare i rifiuti. Anche la PepsiCo vorrebbe che tutti gli imballaggi diventino riciclabili, compostabili o biodegradabili entro il 2025.