L’ondata di caldo che a luglio ha funestato l’Europa si è ora spostata verso Nord, fermandosi proprio sulla Groenlandia. L’aumento della temperatura dell’aria sopra il ghiaccio sta portando all’inevitabile scioglimento della calotta glaciale. Qualche giorno fa, metà di essa si era ammorbidita.
E’ la seconda volta che in questa stagione la calotta della Groenlandia viene colpita da un’ondata di caldo eccessivo, situazione resa ancora più devastante dall’inverno mite e secco che la regione ha vissuto quest’anno. Il risultato è una stagione estiva in cui lo scioglimento intenso è vicino a battere tutti record precedenti.
La fusione della calotta glaciale è già ben al di là della normale portata osservata in questo periodo dell’anno. Ecco perché il 2019 sembra ormai destinato a scalzare dalla vetta il peggior anno di scioglimento registrato, ossia il 2012. Sette anni fa, nel momento peggiore, il 97% della superficie della calotta groenlandese si stava sciogliendo causando l’ingrossamento dei fiumi ad essa collegati, con conseguente distruzione dei ponti nelle città costiere.
Alla fine di luglio 2012, la calotta glaciale aveva perso circa 250 miliardi di tonnellate di fusione, abbastanza da far salire il livello globale dei mari di circa otto decimi di millimetro. Il dato del 2019 è molto vicino a questo: 248 miliardi di tonnellate perse fino a qualche giorno fa. Siccome alla fine dell’estate mancano ancora tre settimane, e le ondate di caldo in Europa non accennano a diminuire, è molto probabile che il dato aumenterà fino a superare quello del 2012.
Secondo alcuni studi, entro il 2100 lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia potrebbe scaricare dai 5 ai 33 cm di acqua in più nei mari. Invece, se la calotta dovesse sciogliersi completamente, il livello globale delle acque marine si innalzerebbe di circa 701 cm.