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Controllo delle piante di equiseto: ecco cosa fare

Considerato fossile vivente, l’equiseto (Equisetum arvense) è una delle piante più antiche del pianeta, principalmente perché è una delle più difficili da sradicare. L’equiseto ha un aspetto arioso, con steli robusti, privo di foglie dai 15 ai 60 cm e con germogli punteggiati che presentano un cono, il quale produce le spore riproduttive della pianta.

Di fronte ad una consistente macchia di equiseto, evitare di tirarla o di scavare. Se non viene estratta l’intera radice, compariranno maggiori piante. E’ anche inutile provare a soffocare la pianta con l’utilizzo di plastica nera: l’equiseto prospera nell’umidità, nell’assenza di luce e con poco ossigeno. Rimossa la plastica, i germogli emergono ugualmente, indipendentemente da quanto tempo la pianta è stata coperta.

Per quanto riguarda l’utilizzo di prodotti chimici, alcuni esperti affermano che gli erbicidi sono efficaci soltanto se applicati più volte, poiché la pianta rifiorisce nuovamente dalle sue radici. Il perché è spiegato: la pianta ha un alto contenuto di silici e un esterno ceroso e, di conseguenza, non assorbe bene l’erbicida.

Anche se non è una soluzione immediata, la proliferazione dell’equiseto può essere controllata eliminando spesso la crescita superiore, impedendo così la germinazione delle spore. Invece, quando si coltiva volutamente l’equiseto, si può controllare la diffusione rimuovendo ripetutamente i germogli, soprattutto quelli che producono i coni pieni di spore. Evitare di compostare i coni o le radici, anche se alcuni affermano che il suo fogliame verde acceleri la decomposizione in una pila di compost, mentre un infuso fatto con la pianta può essere utilizzato come spray antimicotico su piante sensibili alla peronospora e alla macchia nera.

In ultimo, l’approccio più efficace, anche se non molto comune, per eliminare l’equiseto è quello di alterare le condizioni in cui la pianta cresce, per rendere il sito inospitale.

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