I turisti che alloggiano in un hotel a cinque stelle a Kathmandu non sanno che le bottiglie da cui sorseggiano l’acqua sono state ricavate dai rifiuti recuperati sul monte Everest.
In tutte le case della capitale del Nepal, gli articoli riciclati, dalle pentole alle lampade, fabbricati con quei rifiuti stanno prendendo sempre più piede. Intanto, autorità e aziende stanno cercando nuovi modi per affrontare i danni causati da decenni di alpinismo commerciale.
E’ di diverse tonnellate la mole di rifiuti che sporcano la montagna, ormai soprannominata “il più alto cassonetto del mondo. Lattine vuote, bombole di gas, bottiglie, plastica varia e attrezzature d’arrampicata: tutti materiali che possono essere riciclati, potenziando il lavoro di raccolta.
Infatti, dopo le critiche mosse al governo nepalese per le condizioni in cui versa una delle sue maggiori risorse naturali, è stata organizzata una spedizione composta da alpinisti nepalesi: sei settimane di pulizia del monte Everest.
Scalando i quasi 8.000 metri che separano il campo base a quello più vicino alla cima, una squadra di 14 uomini ha recuperato più di 10 tonnellate di rifiuti, che sono stati poi trasportati nei centri di riciclaggio di Kathmandu.
I lavoratori hanno smistato manualmente i materiali, seguendo un diverso percorso verso la rinascita: il ferro è stato inviato alle aziende produttrici di barre, le lattine di alluminio ai produttori di utensili e le bottiglie scartate trasformate in articoli per la casa.
I prodotti ricavati dal riciclaggio sono ora utilizzati in hotel, ristoranti e case della capitale, grazie anche al crescente interesse da parte dei consumatori per questi beni creati con i rifiuti provenienti dall’Everest.