Il fallimento del COP25

L’ottimismo iniziale che albergava all’interno delle Nazione Unite prima Convenzione sui cambiamenti climatici si poteva afferrare con le mani. Purtroppo, dopo due giorni e due notti di colloqui per raggiungere un accordo sulle misure di riduzione delle emissioni di CO2, l’ottimismo si è trasformato in dura realtà.

Le dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres valgono più di qualsiasi documento siglato: “La comunità internazionale ha perso un’importante opportunità per mostrare una maggiore ambizione su mitigazione e adattamento per affrontare la crisi climatica. Eppure gli scienziati ci avevano detto cosa fare: raggiungere l’indipendenza dal carbone entro il 2050 ed evitare che la temperatura globale superi gli 1,5 gradi”.

La presunta saggezza della COP25 rimane simile a quella dei precedenti incontri sul clima: politica e ambiente non si mescolano bene. Grandi potenze e inquinanti invasivi si sono attaccati alle loro posizioni ostinate, sottolineando il merito dei mercati aperti e liberi per risolvere il problema, in particolare in termini di riduzione delle emissioni di CO2. Solo gli Stati più piccoli sembrano realmente preoccupati ed hanno fatto pressioni sugli alleati europei, latinoamericani e africani per ottenere impegni più solidi.

L’Australia è salita alla ribalta come una dei principali spoiler, se non addirittura sabotatrice, durante la Convenzione. Il suo eccellente rispetto del protocollo di Kyoto 2012-2020 potrebbe non giustificare comportamenti negativi attuali e futuri. Ciò che Canberra ha offerto al mondo è stato un modello di inganno, sfruttando una scappatoia normativa invece di ridurre effettivamente le emissioni.

Altri Stati hanno fatto ostruzione, tra cui Arabia Saudita, Brasile e Stati Uniti. Questi erano particolarmente interessati a spingere le loro divergenze sull’articolo 6 dell’accordo di Parigi, una disposizione relativa ai meccanismi e ai modelli di scambio di riduzioni delle emissioni. Tale commercio può perdere validità quando messo in pratica, e la questione della trasparenza rimane un problema considerevole in tali mercati.

Gestione cookie