Nel mese di marzo 2011 ci fu un terribile terremoto e un devastante tsunami che sconvolse il nord del Giappone e provocò la fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale nucleare di Fukushima. A nove anni di distanza, il governo del Paese è intenzionato a rilasciare acqua contaminata nel mare.
Il primo ministro Shinzo Abe e la Tokyo Electric Power Company, operatore dell’impianto di Fukushima, devono decidere in fretta il destino di oltre un milione di tonnellate di questa acqua, che è rimasta immagazzinata in tutti questi anni in circa 1.000 carri armati giganti presso l’impianto.
Una proposta è stata avanzata del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria: rilasciare gradualmente l’acqua nell’oceano o di lasciarla evaporare. Il Ministero ha già detto che non l’acqua contaminata non verrà immagazzinata in serbatoi o iniettata in profondità nel terreno. La decisione finale spetterà al gabinetto del primo ministro.
La contaminazione dell’acqua si verifica quando viene pompata attraverso i reattori per raffreddare il combustibile fuso, troppo caldo e radioattivo per essere rimosso. Da anni la Tepco, compagnia elettrica, ha affermato che il trattamento dell’acqua, che comporta l’invio attraverso un potente sistema di filtrazione per rimuovere la maggior parte del materiale radioattivo, è sicurissimo. Però, in realtà è più radioattiva di quanto le autorità pensassero, anche se hanno affermato che verrebbe nuovamente trattata prima di essere rilasciata nell’oceano.
Le garanzie del governo non lascerebbero però scampo alle centinaia di pescatori, che perderebbero il loro principale mezzo di sussistenza. Si è anche alzata la voce dei consumatori, molto preoccupati per la sicurezza dei frutti di mare che vivono nel mare di Fukushima.
Ad agosto, la città ospiterà alcune partire di baseball delle Olimpiadi di Tokio. Le intenzioni del governo non lasciano dormire sonni tranquilli agli organizzatori. Il dibattito, quindi, assume carattere di estrema urgenza.