Il ceto medio è troppo penalizzato dall’Irpef: l’appello dei commercialisti durante i loro stati generali in svolgimento a Roma. L’aliquota al 38%, infatti, schiaccia la classe media che ne risulta davvero penalizzata.
Dagli «Stati generali dei commercialisti» in svolgimento a Roma arriva un appello per salvare il ceto medio da un regime fiscale esageratamente pesante proprio per coloro che guardagnano tra i 28 e i 55 mila euro l’anno.
Come pubblica il Corriere della sera, secondo Massimo Miani, presidente dei commercialisti italiani: «Si tratta di una pressione iniqua e quasi insostenibile. Per chi dichiara tra 28 e 55 mila euro l’aliquota marginale Irpef è al 38% e aggiungendo le addizionali si va ben sopra il 40% di pressione fiscale. A questi livelli siamo in presenza di una attività espropriativa del ceto medio. La riforma fiscale di cui si parla non può non tener conto di questa iniquità. Bisognerà cercare di intervenire sulle priorità che si chiamano semplificazione ed equità fiscale. Crediamo di poter svolgere un ruolo importante in tal senso grazie alla nostra esperienza e alla nostra professionalità. Del resto più del 75% delle entrate fiscali arriva attraverso l’assistenza dei commercialisti».
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Ci vogliono regole nuove e semplici
Proprio in questo momento storico in cui sembra sia vicina la riforma Irpef appaiono importanti le parole del presidente Miani che aggiunge: «Per esempio in tema di semplificazione siamo sempre alle solite: annunci a cui non seguono i fatti. Si susseguono stratificazioni di leggi fiscali che complicano il compito di contribuenti e professionisti. Al contrario di ciò che si può immaginare, i commercialisti non temono le semplificazioni. Non solo non le temono: le auspicano. Anche perché sanno che, per quanto semplice possa essere il sistema fiscale, quando c’è da dichiarare qualcosa di più di un semplice reddito di lavoro dipendente, di pensione e qualche detrazione, il parere di un esperto di fiducia sarà sempre richiesto».
Il problema della pressione fiscale tocca i dipendenti ma anche gli autonomi: «Lo chiediamo da tempo ai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Per poter ridisegnare l’Irpef nel segno della equità, dell’efficienza e della trasparenza del prelievo, è necessario avere anzitutto ben chiaro quali redditi vi siano effettivamente soggetti, ossia l’effettivo ambito di applicazione dell’imposta».