Coronavirus, l’annuncio positifo del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: “non ci sono altri focolai. Sui legami non ci sono conferme”.
Angelo Borrelli, capo della Protezione civile, in conferenza stampa, ha fatto il punto sulla situazione del coronavirus in Italia annunciando che “non ci sono altri focolai” oltre a quelli già individuatii nelle zone messe in quarantena. “Sui legami tra i focolai non ci sono altre conferme”, ha aggiunto Borrelli.
Coronavirus Italia, parla la Protezione Civile: “non ci sono altri focolai. Le persone decedute avevano patologie pregresse”
E’ alta l’allerta in Italia per il numero sempre maggiore dei contagiati da Coronavirus. Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha fatto chiarezza sull’attuale situazione italiana in conferenza stampa.
“Non ci sono altri focolai per il Coronavirus. Sui legami tra focolai non ci sono ancora conferme”, ha spiegato Angelo Borrelli.
“Tra i 229 contagiati in Italia, ci sono 172 casi in Lombardia (dove si contano cinque morti), 33 in Veneto (con una vittima), 18 in Emilia Romagna, tre nel Lazio (la coppia di cinesi e il ricercatore già dimesso) e tre in Piemonte. Le persone positive al virus sono 222 e tra di loro 101 sono ricoverati con sintomi, 27 si trovano in terapia intensiva e 94 in isolamento domiciliare”, sono gli attuali dati diffusi dalla Protezione Civile.
Borrelli ha fatto chiarezza anche sui deceduti da Coronavirus: “Tutte le sei persone decedute in Italia a causa del Coronavirus avevano patologie pregresse”, ha spiegato.
L’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, in conferenza stampa, ha aggiunto che “su Milano abbiamo 3-4 casi, nel senso che il cittadino di Sesto San Giovanni il cui test fatto dal Sacco era debolmente positivo, poi dal San Raffaele è risultato negativo. Adesso stiamo verificando se questa persona ha avuto il coronavirus e lo ha superato o se il Sacco ha commesso un errore”. Ha inoltre precisato che i casi sott’osservazione sono quelli di “un cittadino di Mediglia, il medico di Milano e un’altra persona che lavorava a Lodi ma vive a Milano”. “Il 60% dei casi è a Lodi, il 90% è tra le province di Lodi, Cremona e Pavia”, ha concluso.