Coronavirus, tornati a casa gli italiani bloccati a Mauritius all’aeroporto: le testimonianze di una vacanza trasformatasi in un incubo
Doveva essere una vacanza, ma è andata molto diversamente. I circa 40 italiani che si stavano recando a Mauritius sono rimasti bloccati in aeroporto, senza poter uscire. Dopo un’odissea durata quasi due giorni, sono tornati a casa, avendo vissuto un’esperienza emotivamente distruttiva. La psicosi da coronavirus, trattandosi di molti passeggeri provenienti da Lombardia e Veneto, regioni colpite da alcuni tra i primi casi nel nostro paese, ha compromesso il loro viaggio.
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Al ritorno in Italia, ecco le testimonianze di alcuni di loro. A ‘Tgcom24′, un 60enne, che voleva festeggiare a Mauritius il suo compleanno, ha spiegato: “Sono emotivamente distrutto e arrabbiato. Ringrazio il comandante dell’Alitalia che ha gestito bene la situazione. Siamo prima stati sull’aereo per più di 24 ore, poi, quando le autorità locali hanno chiesto chi fosse della Lombardia e chi del Veneto, abbiamo capito che la vacanza sarebbe saltata. Ci hanno fatto scendere facendoci accedere soltanto a un corridoio dell’aeroporto, senza poter usare nemmeno i bagni o il bar, seduti per terra. Solo dopo un po’ ci hanno dato acqua e dei tramezzini”.
Un altro passeggero, che non era sul volo di andata, racconta: “Ciò che è successo e strano e microbiologicamente assurdo. Se sono partiti dall’Italia, vuol dire che non erano contagiati e avevano diritto di sbarcare. Invece a molti è stato imposto un ricatto: o tornare a casa, oppure scendere dall’aereo e stare in quarantena. Infatti molti dei passeggeri che erano sul mio volo hanno preferito restare a terra per non rischiare l’eventuale contagio”.
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