Il consumo di pesce è altamente consigliato: in quelli di grande taglia, però, vi sarebbe un concentrato di mercurio che supera i limiti imposti dalla legge.
Il consumo di pesce è altamente consigliato dagli esperti di nutrizione. A prescindere dall’età i prodotti ittici sono in grado di apportare un ineguagliabile nutrimento. L’alto contenuto di Omega 3 li rende, poi, un’arma contro i trigliceridi alti, l’artrite e la depressione. Eppure, nonostante i numerosi benefici, esiste un lato “oscuro”. Numerosi tipi di pesce risultano contaminati da metilmercurio, il metallo più assorbito dall’uomo.
Mercurio nel pesce: valori oltre i limiti di legge
La contaminazione da metilmercurio del pesce è un argomento che tiene banco ormai da alcuni anni. Nel 2014 un’indagine portata avanti da Altroconsumo ha rivelato che su 46 tranci di pesce 8 di questi presentavano valori oltre il limite di legge e 12 non superavano la soglia, ma vi erano molto vicini. Di questi ultimi, infatti, ne veniva sconsigliato il consumo a donne incinte e bambini. Il livelli di metilmercurio, la forma del metallo più assorbita dall’uomo, rilevata in questi tranci è indicativa di un ampio fenomeno: l’Italia è il paese maggiormente afflitto da questa contaminazione.
Sul punto si è espressa, riporta la Fondazione Umberto Veronesi in un articolo contemporaneo alla ricerca pubblicato sul proprio sito, Patrizia Cattaneo, direttore della scuola di specializzazione in ispezione degli alimenti di origine animale all’Università di Milano. L’esperta ha affermato: “Questo non sorprende, però, perché la specie più esposta alla contaminazione chimica da mercurio è il pesce spada e gli italiani, soprattutto nelle regioni del Nord, ne sono grandi consumatori. Quello fresco – riporta la Fondazione- arriva soprattutto dalla Spagna e, se pescato in Mediterraneo, risulta avere livelli di metilmercurio più elevati rispetto a quello di origine atlantica“.
Non ci sarebbe però da allarmarsi. Quand’anche un prodotto contenente un eccesso di mercurio venisse consumato, non si determinerebbe alcuna intossicazione. In ogni caso, per evitare qualsiasi complicazione le donne incinte ed i bambini dovrebbero evitare di mangiare pesci di grandi dimensioni. Stiamo parlando di squali, riporta la Fondazione, pesce spada e tonni di grandi dimensioni come quello rosso. Ma perché proprio quelli di grossa taglia conterrebbero maggior quantità di mercurio? In essi il deposito è facilitato dalla biomagnificazione. In sintesi sarebbe quel processo che porta i predatori ad avere concentrazioni più alte di contaminanti rispetto alle prede.
Quanto al tonno in scatola ed a quello da banco di supermercato, zero rischi. Provenendo da pesci molto piccoli i valori del nocivo metallo sono di gran lunga al di sotto del limite.
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