Ad Avetrana, comune in provincia di Taranto, nel 2010 venne uccisa una giovane studentessa 15enne, Sarah Scazzi, il cui delitto sconvolse l’intera Italia.
Nell’agosto 2010 una ragazza di soli 15 anni scompare ad Avetrana, comune in provincia di Taranto. La studentessa di cui si sono perse le tracce è Sarah Scazzi, il cui cadavere verrà ritrovato dopo alcune settimane di ricerche da parte delle forze dell’ordine. A ritrovarlo, il 6 ottobre, sono i carabinieri del comune nel tarantino. Questi ultimi si recano presso contrada Mosca e rinvengono il corpo della ragazza occultato in un pozzo per la raccolta delle acque. Ad indicare il luogo è lo zio della giovane, Michele Misseri, al termine di un interrogatorio, durante il quale affermerà di aver ucciso Sarah dopo un tentativo di stupro. L’uomo viene tratto in arresto. Al termine delle indagini finiranno in manette anche la moglie di quest’ultimo, Cosima Serrano, e la figlia Sabrina, entrambe condannate all’ergastolo per l’omicidio della ragazza. Misseri viene, in via definitiva, condannato ad 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere ed inquinamento delle prove.
In una giornata di pieno agosto del 2010, la scomparsa di una ragazza 15enne di nome Sarah Scazzi getta nel panico una famiglia di Avetrana, comune della provincia di Taranto. Il 26 agosto Concetta Serrano, madre di Sarah, si reca dai carabinieri per denunciare la scomparsa della figlia di cui non aveva più notizie da alcune ore. I militari dell’Arma fanno scattare le ricerche per rintracciare la studentessa iscritta al secondo anno dell’istituto alberghiero di cui si sono perse le tracce. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quel giorno intorno alle 14:30, Sarah sarebbe uscita di casa per andare a trovare la cugina Sabrina Misseri che abitava a poche centinaia di metri.
Le due cugine, insieme ad un’altra amica sarebbero poi dovute andare al mare. Di Sarah, però, appena uscita da casa si perdono le tracce e la ragazza non risponde nemmeno al cellulare. Quest’ultimo viene ritrovato dallo zio, Michele Misseri, il 29 settembre in un campo vicino la propria abitazione. È proprio lui a consegnare il dispositivo, semibruciato ai Carabinieri. Le dichiarazioni dell’uomo, però, non convincono gli investigatori. Le indagini dei carabinieri si concentrano, dunque, proprio sulla famiglia dell’uomo risentito nuovamente il 6 ottobre. Nel corso dell’interrogatorio fiume, Misseri confessa agli inquirenti di aver ucciso Sarah in seguito ad un tentativo di stupro e di averne occultato il cadavere.
L’uomo indica anche alle forze dell’ordine il luogo dove si trova il corpo senza vita della giovane. Gli inquirenti si recano nel luogo in questione, in contrada Mosca, dove rinvengono il cadavere di Sarah in un pozzo di raccolta delle acque. La famiglia apprende la notizia del ritrovamento in diretta, durante la puntata di Chi l’ha Visto? alla quale aveva preso parte la madre di Sarah.
Nel giro di alcune settimane, Misseri ritratta più volte la prima confessione scaricando la responsabilità dell’omicidio sulla figlia. Gli inquirenti, pertanto, arrestano Sabrina dopo averla sentita il 16 ottobre. L’accusa è quella di concorso in omicidio. Accusa che poco tempo dopo si trasforma in omicidio, a seguito dei risultati dell’esame autoptico sul cadavere della 15enne. Sul cadavere, infatti, i medici non trovano nessun segno di violenza sessuale, come invece affermava Misseri, il quale ritrattando ammise solo di aver solo occultato il corpo.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il movente dell’omicidio sarebbe legato alla gelosia di Sabrina per le attenzioni di Ivano Russo, un cuoco 29enne di Avetrana, nei confronti di Sarah. Sabrina, secondo la Procura aveva perso la testa per Ivano ed i due avrebbero avuto un rapporto sessuale non completo perché il ragazzo non voleva rompere il loro legame d’amicizia. Di questo episodio sarebbe viene a conoscenza Sarah che ne avrebbe fatto parola in giro, scatenando la rabbia di Sabrina. Ed Ivano pare che per tale ragione allontanò quest’ultima a causa dei pettegolezzi. L’ira di Sabrina, secondo l’accusa, culminò successivamente nell’omicidio della ragazza compiuto il 26 agosto.
Nel maggio del 2011 viene tratta in arresto anche Cosima Serrano, con l’accusa di concorso in omicidio e sequestro di persona. A far scattare l’arresto sono la compatibilità delle risultanze telefoniche degli esami dei Ris sul cellulare della donna. Cosima, secondo i tabulati, avrebbe effettuato una chiamata con il cellulare dal garage, dove secondo il suo racconto non si era mai recata. A pesare contro Cosima e Sabrina vi sarebbe anche la testimonianza di un fioraio di Avetrana. Quest’ultimo affermò di aver visto Sabrina e Cosima costringere Sarah a salire su un’auto. Il fioraio, però, pochi giorni dopo ritrattò affermando che quanto riferito fosse solo un sogno.
Il processo con 15 imputati, accusati di reati a vario titolo, si apre nel gennaio 2012. Durante il dibattimento, Misseri ritratta nuovamente affermando di essere lui stesso il responsabile dell’omicidio. Tali affermazioni portano il suo legale a rimettere il mandato. Di conseguenza il processo viene sospeso. Il 20 aprile 2013 la Corte d’assise di Taranto condanna all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi, e ad 8 anni di reclusione Michele Misseri per concorso in soppressione di cadavere. Per la stessa fattispecie di reato vengono condannati a 6 anni Carmine Misseri e Raffaele Misseri, rispettivamente fratello e nipote di Michele. Condannato a due anni anche l’ex avvocato di Sabrina, Vito Russo Junior per favoreggiamento personale.
Il 27 luglio 2015 si chiude il processo d’appello dinnanzi la Corte d’Assise d’Appello di Taranto che conferma le condanne a Sabrina, Cosima e Michele, mentre riduce quelle di alcuni imputati: da 2 anni a 1 anno e 4 mesi per Vito Russo e da 6 anni a 4 anni ed 11 mesi a Carmine Misseri. Le condanne vengono poi in seguito confermate dalla Corte di Cassazione il 21 febbraio 2017.
Anche la Cassazione il 21 febbraio 2017 conferma le condanne arrivate in appello, chiudendo definitivamente un caso che ha sconvolto l’Italia intera, divenendo uno di quelli di cronaca più rilevanti del nostro Paese. L’anno successivo il ricorso presentato dalla difesa delle due donne condannate all’ergastolo è stato dichiarato ammissibile dalla Corte Europea dei Diritti Umani, la cui decisione dovrebbe arrivare entro alcuni anni. Intanto lo scorso 22 gennaio 2020, nel processo di primo grado Sarah Scazzi bis, Michele Misseri e Ivano Russo vengono condannati rispettivamente per auto-calunnia a 4 anni e per falsa testimonianza a 5 anni.
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