Fanno discutere le parole di Luigi Rabuffi, consigliere comunale di Piacenza, che accusa ricercatori cinesi di aver creato il Coronavirus in laboratorio
È polemica per le dichiarazioni di Luigi Rabuffi, consigliere comunale di Piacenza. L’uomo, facente parte della lista “Piacenza in Comune”, punta il dito verso la Cina per quanto riguarda il Coronavirus. Stando a Rabuffi, il Paese asiatico non sarebbe stato solo l’epicentro del virus che ormai sta purtroppo imperversando in Italia. In Cina infatti, a suo dire, si sarebbe anche prodotto in maniera volontaria il Coronavirus stesso.
Il consigliere del comune dell’Emilia Romagna afferma che il tutto sarebbe avvenuto “a Wuhan, in un laboratorio di massima sicurezza del Centro per il Controllo delle Malattie“. Sarebbe in questo luogo che “i ricercatori cinesi” avrebbero prodotto “il COVID19, combinando il virus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la SARS nei topi“. Accuse molto gravi da parte di Rabuffi che rincara poi la dose facendo alcune domande riguardo gli obiettivi che potrebbero esserci dietro alla creazione del virus.
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“Motivi commerciali (vendita di virus)? Motivi sanitari (prevenzione)? Motivi di difesa nazionale (bioterrorismo)? O motivi militari (guerra batteriologica)?“, si chiede. L’uomo sostiene di non avere risposta adombrando però un sospetto: “L’ipotesi di aggiungere all’arsenale batteriologico un ulteriore strumento di morte e di terrore mi sembra purtroppo, in questo mondo irrazionale, quella più probabile“. Ma non finisce qui: il consigliere comunale di un Piacenza ne ha un altro, “visto lo “strano” silenzio su questo argomento da parte dei governanti di tutto il globo“.
Il sospetto è che “in ogni Paese vi siano 10, 100 laboratori nascosti, finanziati sottobanco, pronti a sconvolgere la nostra precaria esistenza“. Un vivere la quotidianità che sarebbe messo in pericolo da “un virus ben più letale del COVID19, un virus che non si ferma con le mascherine o con l’isolamento e neppure con i guanti o con il disinfettante. È il virus della paura“. Per sconfiggerlo, conclude Rabuffi, ci sarebbe una sola soluzione: “aprire gli occhi, rimboccarsi le maniche e andare avanti tutti insieme. Perché virus o no-virus la vita, per fortuna, continua …“.
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