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L’epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell’università di Pisa afferma di avere la ricetta giusta nella struttura
L’emergenza coronavirus prosegue la sua scia lungo la penisola. L’epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell’università di Pisa, ne parla in un articolo. Il pezzo è sulla mortalità della malattia causata dal nuovo coronavirus su ‘Adulti e vaccinati’. “Qual è la letalità della Covid-19? C’è una sola risposta: dipende. E’ evidente che il livello di assistenza di un paziente con Covid-19 è diverso all’ospedale Spallanzani rispetto a una clinica rurale in Etiopia. Inutile discutere su questo. Se potessimo ricoverare tutti i pazienti con Covid-19 in un gigantesco Spallanzani il problema si limiterebbe molto”.
“La letalità di un virus – premette – dipende da tre fattori: l’aggressività del virus, le condizioni del paziente e il contesto assistenziale. Il tempo è anche un fattore importante nello sviluppo della letalità”, sottolinea. Per l’esperto “è evidente dai dati cinesi che la letalità aumenta con il progredire dell’età, passando da valori vicini allo zero per bambini e giovani in buona salute, fino a valori di quasi il 15% negli anziani sopra gli 80 anni. Se facciamo un calcolo grezzo dividendo i dati dei casi e dei morti dichiarati all’Oms dalla Cina, oggi possiamo dire che la letalità generale è del 3,4%“.
La ricetta giusta e il fattore tempo
“E’ evidente – prosegue Lopalco – che la qualità dell’assistenza può variare in una fase iniziale pandemica. Quando centinaia di casi si sviluppano in breve tempo e intasano le strutture sanitarie, è diverso rispetto a quando ci si è ben preparati a rispondere all’ondata di casi. La letalità a Wuhan, l’epicentro dell’epidemia, è stata infatti molto più alta di quella registrata a Pechino, dove ci sono stati casi più diluiti nel tempo. Ecco a cosa servono le misure di contenimento e mitigazione di una pandemia”.
“A guadagnare tempo e fare in modo che il sistema sanitario sia preparato a fornire l’assistenza migliore a chi si ammala. Se in una fase di contenimento, contemporaneamente, non ci si attiva per la fase di mitigazione, i sacrifici imposti alle popolazioni, come la restrizione dei movimenti personali, saranno sacrifici inutili”.
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