La gestione della vita quotidiana ai tempi del Coronavirus non è semplice e l’allarmismo che ciclicamente si impossessa della popolazione induce facilmente a non sapere cosa fare. Ad esempio, si possono prendere i mezzi pubblici? Quali accorgimenti sono necessari e soprattutto sufficienti?
Esce a berve con Il Corriere della sera «Cinquanta domande sul coronavirus, gli esperti rispondono» proprio per aiutare la popolazione a discernere tra cosa è bene fare, cosa serve fare e cosa non ha alcun senso fare: si tratta della differenza tra l’utile e l’inutile, talvolta combinato con il dannoso.
Partendo dal primo tema di interesse diffuso, i mezzi publici, Michele A. Riva, esperto di prevenzione e storico della Medicina all’Università Milano-Bicocca, spiega a Il Corriere della sera: «In una grande città metropolitana, il tasso di trasmissione del virus è fino a sei volte maggiore tra coloro che utilizzano i mezzi pubblici. Meglio viaggiare al di fuori degli orari di punta».
L’infettivologo Raffaele Bruno dal suo reparto al Policlinico San Matteo di Pavia, dove è ricoverato tra gli altri il «paziente 1», spiega a Il Corriere della Sera: «Si ipotizza che siano necessari due test negativi per considerare eradicata l’infezione virale, ma vista la complessità e il costo delle indagini virologiche, il doppio controllo del tampone va valutato attentamente. Sembra pertanto preferibile considerare il soggetto ancora potenzialmente infettante e prolungare l’isolamento per un totale di 14 giorni dal test positivo».
Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del Dipartimento pediatrico dell’Ospedale dei Bambini V. Buzzi, si concentra sui bambini: «I bambini possono continuare a giocare all’aperto. È importante insegnare però che questo virus si trasmette con le goccioline di saliva, per cui ci si deve lavare frequentemente le mani».
Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Irccs Humanitas, risponde a una curiosità: «Per il virus della comune influenza la situazione migliora con il cambio di stagione, sia perché le persone non si ritrovano più in ambienti chiusi, sia perché la popolazione che è stata esposta al virus ha prodotto una risposta immunitaria. Credo tuttavia che nessuno possa prevedere con certezza che cosa accadrà con questo nuovo coronavirus».
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