L’emergenza Coronavirus Italia sta avendo già da alcuni giorni grosse e gravi ripercussioni in numerosi ambiti del nostro Paese. “Situazione drammatica”.
Il Governo ha varato il decreto con il quale limita lo svolgimento delle attività pubbliche. Una misura necessaria secondo il premier Conte ed i suoi collaboratori per cercare di arginare la diffusione del Coronavirus in Italia. Tra scuole chiuse, così come cinema, teatri, concerti e stadi, sono tanti gli eventi saltati. A farne le spese sarà anche l’apparato economico. In molti lavorano da casa già da diverso giorni ormai, mentre chi non ha questa possibilità deve restare giocoforza a riposo. E diversi esercizi commerciali di conseguenza restano sbarrati. Il decreto, firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e controfirmato dal Premier, Giuseppe Conte, sospende “le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.
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Coronavirus Italia, luoghi di cultura e di aggregazione deserti
Proprio questo provvedimento che impone una distanza minima tra gli individui segna il colpo del ko per i luoghi di aggregazione. Mentre la cosa potrebbe essere sostenibile per i bar e forse anche per i ristoranti, non è così per i cinema e per i teatri, oltre che per le scuole e le università stesse. In una sala conferenze o di cinema, su 600 posti effettivi si finirebbe con l’occuparne 200 o 300. E sarebbe anche impossibile selezionare chi può entrare e chi escludere. Una cosa che pesa molto anche nei teatri, dove spesso si reca chi ha un abbonamento. La perdita economica derivante dall’emergenza Coronavirus Italia sarà molto forte nell’ambito culturale, come in tanti altri.
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Danni per almeno 3 miliardi di euro nell’indotto culturale
Federculture stima in -3 miliardi di euro i mancati introiti dalle visite a luoghi di aggregazione ed anche di musei e di altre località di interesse artistico e culturale. Una crisi che gli enti del settore definiscono emorragica e che non si vedeva dal secondo Dopoguerra. E quando questa crisi sarà passata occorrerà mettere in atto subito una strategia per riconquistare la fiducia dei turisti, sia italiani che stranieri.
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