Coronavirus, la scoperta: esistono due ceppi, uno è letale

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I ricercatori hanno cercato di risalire all’origine dell’epidemia e sono arrivati alla scoperta importante: esistono due ceppi e uno è letale

L’agenzia Reuters, che cita uno studio della Peking University’s School of Life Sciences e dell’Istituto Pasteur di Shanghai presso l’Accademia cinese delle scienze, pubblicato sul National Science Review, diffonde una notizia importante. I ricercatori hanno cercato di risalire all’origine dell’epidemia del coronavirus e sono arrivati alla scoperta dei due ceppi, che hanno chiamato L ed S. Hanno scoperto che L era il più diffuso e anche più aggressivo, ma è diventato meno comune dall’inizio di gennaio. Secondo il team di esperti, in Cina il 70 per cento delle persone ha contratto la forma più aggressiva e contagiosa del virus, che però era così violento che le persone che si ammalavano sono state rapidamente diagnosticate e isolate, e quindi il virus ha avuto meno possibilità di diffondersi. La diffusione del virus più aggressivo è andata via via decrescendo dopo l’inizio di gennaio. E ora sta diventando più comune S, un ceppo meno virulento. Gli scienziati però ritengono che sia proprio S il primo ceppo del virus, che ha fatto il salto nell’uomo e continua a contagiare. In sostanza il ceppo S potrebbe essere vincente perché causa sintomi più lievi e quindi chi si ammala non necessariamente si mette a letto o va in ospedale. E di conseguenza il virus continua a diffondersi.

Esistono due ceppi ma lo studio ha un limite

Lo studio è basato su 103 campioni del nuovo virus. Gli scienziati mettono tuttavia in guardia sul fatto che hanno analizzato solo una quantità limitata di dati e quindi sarà necessario continuare a lavorare per capire meglio l’evoluzione del virus. Al momento sono circa 93mila le persone contagiate nel mondo; 3200 sono morte e circa 50 mila si sono riprese. Basandosi su una gamma limitata di dati – e ribadendo la necessità di effettuare studi su una scala più vasta per confermare la teoria – lo studio preliminare ha scoperto che il 70% dei casi analizzati a Wuhan apparteneva al ceppo più aggressivo mentre il rimanente 30% a uno meno aggressivo. La prevalenza del tipo più aggressivo sarebbe diminuita dopo l’inizio di gennaio 2020.

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Coronavirus (Getty Images)

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