Coronavirus, numerosi medici, infermieri e personale specializzato che lottano contro l’emergenza. Le testimonianze: “Siamo stremati”
Prosegue l’emergenza coronavirus in Italia, con l’aumento dei casi di contagio e dei numeri complessivi dell’epidemia. Il bollettino della Protezione Civile di ieri sera è aggiornato a 3296 casi di contagio e a 148 vittime, mentre sono 414 le persone guarite. Il personale sanitario degli ospedali è in prima linea per cercare di contenere la malattia e curare le persone colpite, tra questi ‘La Stampa’ menziona gli specialisti del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino.
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In un articolo del quotidiano piemontese, le testimonianze da parte di chi è impegnato nella gestione dell’emergenza. “Abbiamo dovuto smontare la porta del reparto per allungare l’area critica ed isolare meglio i pazienti, per la sicurezza di tutti”, è il racconto di Guido Calleri, il primario del reparto. Le sue parole raccontano il punto di vista di chi in queste ore non può praticamente mai fermarsi e di come le vite loro e delle persone a loro vicine stiano cambiando. “I miei figli vivono all’estero, questo weekend dovevamo festeggiare il compleanno di mia moglie ma al loro ritorno avrebbero dovuto stare in quarantena. Hanno rimandato la partenza, festeggeremo un’altra volta”, spiega ancora Calleri. “Sono stremato, lavoro senza sosta da 17 giorni”.
Un’altra testimonianza è di Chiara Montrucchio, 35 anni, una delle quattro dottoresse del reparto: “Possiamo sembrare tra le persone più a rischio, ma siamo tranquille, sappiamo come difenderci”. Prova a spiegarlo anche Monica Chirlotto, 44 anni, che racconta: “Alcuni parenti non vogliono vederci per il rischio di contagio, ma la famiglia è al sicuro, non sono pericolosa per loro. In molti ci scrivono per avere aggiornamenti. Lavoro ininterrottamente dalle 7.30 di mattina fino alle 20 senza fermarmi”.
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