Coronavirus, cosa succede nei reparti di terapia intensiva

Nei giorni dell’emergenza del coronavirus gli ospedali, ed i reparti di terapia intensiva, in Italia cominciano a vacillare. Il lavoro dei medici non si ferma, parla l’infettivologo Galli

Coronavirus
Terapia intensiva (GettyImages)

Gli ospedali in Italia al tempo del coronavirus cominciano a vacillare. I reparti di terapia intensiva sono quasi al collasso e le difficoltà per affrontare l’emergenza non sono poche. Lo hanno documentato le telecamere del programma Piazzapulita che sono entrate all’interno dell’ospedale Asst di Cremona, uno degli ospedali più vicini alla zona rossa, in queste settimane in vera emergenza. Lo ammette il direttore sanitario Rosario Canino che spiega le difficoltà nei reparti di rianimazione e terapia intensiva. Diversi sono, infatti, i malati trasferiti in altri ospedali.

È chiaro che ci sia l’emergenza – ha spiegato – lavoriamo con turni di 12-14 ore al giorno ma abbiamo retto bene a questa criticità”. A sostegno dell’ospedale di Cremona la Regione che sta dando supporto inviando del personale specializzato come anestesisti, infettivologi, pneumologi e rianimatori.

“Abbiamo raddoppiato i posti letto nel reparto di malattie infettive ed i due reparti di chirurgia sono stati trasformati per ospitare i pazienti affetti da Covid-19 – ha precisato il direttore sanitario dell’Asst – Non è mai capitato di ricoverare 100 persone con la polmonite nell’arco di una settimana”.

A Cremona, all’esterno dell’ospedale, è stata allestita anche la tenda per il triage per i primi esami in materia di coronavirus. “Questa modalità ha permesso a molti cittadini di evitare gli ospedali – ha spiegato Antonio Cuzzoli, direttore “urgenza emergenza” – Ora stiamo vivendo il quadro del cittadino ammalato”.

Dunque i pazienti ammalati si moltiplicano velocemente ed i medici lavorano senza fermarsi. Questa è la fotografia degli ospedali al tempo del coronavirus.

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Coronavirus, parla l’infettivologo Galli

Le telecamere di Piazzapulita sono entrate anche dentro l’ospedale Sacco di Milano, l’hub di riferimento per il coronavirus in Lombardia. Qui, ogni giorno, arrivano chiamate di aiuto dagli altri ospedali che non ce la fanno con le proprie forze ad accogliere i pazienti in terapia intensiva.

A parlare è Massimo Galli, infettivologo e primario del Sacco di Milano che a Piazzapulita ha spiegato cosa sta succedendo nel reparto di terapia intensiva in queste settimane di emergenza. Sono giornate difficili ha ammesso il medico: “Ci si sta organizzando per il reclutamento di altro personale altrimenti siamo nei guai – ha detto – Non ho mai visto una situazione del genere, una situazione che mi abbia costretto ad evacuare l’intero padiglione di malattie infettive con la maggior concentrazione di letti di tutta la Lombardia per metterci pazienti con questa malattia, molti dei quali stanno male, hanno una polmonite tale per cui hanno necessità di essere intubati”.

Allentare il cordone sanitario in questo momento è un’assoluta sciocchezza – il monito dell’infettivologo – Se le persone pensano che stiamo esagerando vorrei dire loro di venire a vedere cosa succede nei nostri reparti. Non mi posso aspettare – ha concluso – che questa sia una situazione che schiocco le dita e sia finita, mi piacerebbe ma non è così”.

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Nel reparto di terapia intensiva (GettyImages)

 

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