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Benessere

Maternità e tumore, la vittoria di Carlotta

La neo mamma vuole incoraggiare tutte le donne che combattono contro il tumore: “Mi dissero: non sarai madre. Isabel è la prova che si può”

Tumore, la storia di Carlotta diventata mamma (Corriere.it)

Carlotta ce l’ha fatta a vincere il tumore. E la vita le ha fatto anche un altro grande regalo, quello di diventare mamma. Dopo essere guarita i medici le avevano detto che per lei sarebbe stato impossibile avere dei bambini. Ma la vita è meravigliosa e sorprendente e quello che è successo a questa donna di 35 anni ne è la dimostrazione.

Carlotta Filardi ha raccontato la sua storia al Corriere della Sera. Ha raccontato di come si è salvata dal cancro e di come dopo aver sconfitto il male si può diventare mamma. “Mi avevano detto che sarebbe stato impossibile avere figli. Mi sono salvata, ma era svanito il sogno della mia vita: diventare madre…”. E invece Carlotta spegnendo le sue 35 candeline tiene in braccio anche sua figlia Isabel, Vittoria. “Con la virgola – ha spiegato al Corriere della Sera – perché questa è davvero la vittoria della vita. Perché dopo il cancro si può diventare mamma. Perché il fottuto “drago” si può sconfiggere”.

Un compleanno speciale dunque per la neo-mamma che dopo un lungo periodo da incubo e un anno trascorso tra otto cicli di chemio e il corpo che cambia visibilmente è tornata a sorridere. Proprio per questo ha voluto raccontare la sua storia e lanciare un messaggio a tutte le donne che si ammalano di cancro: “è possibile diventare madre. Che non bisogna arrendersi mai. Che non bisogna sentirsi perse o fallite — conclude, commossa —. Che bisogna veramente sperare e crederci fino all’ultimo”.

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La vittoria sul tumore, la forza e le conquiste di Carlotta

Carlotta ha raccontato la sua storia a liete fine e la sua vittoria sul tumore. Non ha dimenticato però tutte le sofferenze subite e le battaglie portate avanti. La sua vita è stata sconvolta a soli 29 anni: “Linfoma non Hodgkin a grandi cellule B. Una massa di 22 centimetri per 14. Come se mi avessero piantato una palla da rugby nel torace — ha raccontato Carlotta, detta Totta —. Non era pericardite, bensì il “drago” ad aver mandato in tilt il mio corpo. Avevo un tumore, insomma”.

Una lunga battaglia quella combattuta da Carlotta che al suo fianco ha avuto sempre Enea, allora suo fidanzato da poco, diventato poi suo marito.

Nel lungo calvario affrontato, Carlotta si scontra anche con la burocrazia. L’Inps le notifica una multa da 3 mila euro perché il medico fiscale non l’ha trovata in casa. Lei era in ospedale per fare la chemio. Ma non si perde d’animo e denuncia tutto alle tv.

“Il giorno dopo mi appare sul cellulare il centralino di Palazzo Chigi: dall’altro capo c’è l’allora sottosegretario Luca Lotti. Mi promette il suo aiuto”. Un anno dopo, viene approvata la «Legge Carlotta», che oggi garantisce le stesse tutele ai malati oncologici, sia dipendenti pubblici sia privati.

Nel mentre la donna continua a fare controlli e chemioterapia. Cominciano ad arrivare i primi risultati positivi. Così Carlotta si fa un tatuaggio sull’avambraccio: “Never give up!” che diventerà anche il motto della sua associazione “Totta per tutti” fondata per raccogliere i fondi  per garantire la presenza degli psico-oncologi al fianco di pazienti e familiari durante la chemio.

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