Una cardiologa di un ospedale di Milano ha raccontato l’emergenza coronavirus che stanno affrontando i nosocomi del capoluogo lombardo.
Dopo quella di un anestesista di un ospedale di Milano, è arrivata un’altra testimonianza drammatica sulla situazione degli ospedali in Lombardia che stanno fronteggiando l’emergenza coronavirus. A parlare in un audio pubblicato da Dagospia, proprio come quello dell’anestesista, è una cardiologa di Milano, in servizio in terapia intensiva in un ospedale del capoluogo lombardo. La dottoressa dipinge una “situazione molto seria” con tanta gente che “ha bisogno dell’assistenza ventilatoria e non ci sono ventilatori per tutti“.
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“La situazione è molto seria, nel senso che fondamentalmente questo virus che sta girando è estremamente contagioso. È vero che in tanti non causa sintomi, è vero che tanti se la cavano senza troppi problemi, ma è anche vero che tante persone sviluppano quella che si chiama una polmonite interstiziale bilaterale che fondamentalmente ha bisogno di un supporto ventilatorio“. Inizia così l’audio riportato dalla redazione Dagospia di una cardiologa in servizio in terapia intensiva in un ospedale di Milano. La dottoressa racconta l’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus che stanno fronteggiando gli ospedali del capoluogo lombardo.
La cardiologa prosegue spiegando: “Non abbiamo farmaci -riporta Dagospia– perché è un virus, quindi gli antibiotici non funzionano. Stiamo dando dei cocktail di farmaci che si usano in virus tipo l’aids, ma in via del tutto sperimentale non sappiamo se funzioneranno o no. L’unica cosa che si può fare in questi casi è intubare il paziente e quindi far respirare la macchina mettendo a riposo i polmoni aspettando che il sistema immunitario lo sconfigga“. “È vero -prosegue la cardiologa- che quelli che muoiono sono spesso anziani e con co-patologie, ma ci sono anche tanti giovani in terapia intensiva. Il nostro più giovane ha 38 anni e non aveva altri problemi…“.
La dottoressa poi spiega del vero problema causato dal 2019-nCoV: “Il vero problema è che tanta gente ha bisogno dell’assistenza ventilatoria e non ci sono ventilatori per tutti. Già ieri nel mio ospedale mi hanno chiamato, io sto nella terapia intensiva cardiologica, chiedendomi di dargli uno dei nostri ventilatori, ne abbiamo solo due rimasti e io gliel’ho dato e una paziente che era stata estubata il giorno prima, e quindi in questi casi normalmente si tiene il ventilatore lì vicino perché a volte vanno in crisi e devono essere rintubati, se questa va in crisi il ventilatore non c’è…“.
La cardiologa poi racconta la scelta drammatica che dovranno effettuare i medici: “Ci hanno detto che da questi giorni dovremo iniziare a scegliere chi intubare, quindi privilegiamo i giovani e quelli senza altre patologie. Al Niguarda, che è l’altro ospedale grande, non intubano più oltre i 60 anni, che è veramente giovane come età“.
“La situazione è molto seria -continua la dottoressa, come riporta Dagospia– è molto contagioso. Quattordici giorni di incubazione quindi se anche una persona se l’è preso sta 14 giorni completamente asintomatico e può infettare un numero incredibile di persone. Per cui il concetto è che l’unico modo per non avere un’ecatombe è far sì che ci siano meno contagi possibile e che, qualora ci dovessero essere, fossero il più possibile dilazionati nel tempo. Perché se io ho 10mila persone infette tutte allo stesso momento noi abbiamo 3mila ventilatori in Italia. Se 10mila avessero bisogno di essere intubati e ventilati, 7mila muoiono. Se invece riesco a spostare più in là il contagio e a ridurre la velocità di contagio, quando si ammalano i nuovi i vecchi che ho intubati verosimilmente saranno guariti e avranno liberato il ventilatore“.
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La cardiologa del nosocomio milanese conclude elencando alcuni consigli che possono essere seguiti per contenere la diffusione del contagio: “L’unica cosa che si può fare -riporta Dagospia– sono le cose che già stanno dicendo in giro. Stare a casa è vero, niente cinema, niente mostre, niente passeggiate in giro. Negozi il meno possibile, scuole chiuse, calcio il pomeriggio chiuso, niente cene fuori. Evitare il più possibile di stare a contatto con altre persone e lavarsi le mani, funziona bene il sapone, e le soluzioni alcoliche tipo l’amuchina. Il coronavirus un po’ sulle superfici rimane, ma resiste 30-40 minuti. L’unico modo per essere sicuri di bonificare è lavare con la candeggina e lasciare a contatto la candeggina per 30 minuti”.
Per quanto riguarda la situazione di persone anziane e bambini: “Per i bambini -spiega la cardiologa- non ci sono casi gravi. Alcuni sono positivi, ma tendenzialmente come con tutte le virosi, tendenzialmente anche se le prendono sviluppano una forma meno aggressiva dell’adulto. Però sono degli untori pazzeschi, perché magari il bambino se lo prende, non sviluppa sintomi, va dai nonni e uccide i nonni fondamentalmente. Quindi anche lì cercare di evitare il contatto bambini-nonni. Chi può, dunque, rimanga a casa senza vedere nessuno“.
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