Orietta, una donna che ha perso il padre 80enne a causa del coronavirus, ha rilasciato un’intervista a La Stampa raccontando la sua drammatica esperienza.
Nel pieno dell’emergenza coronavirus in Italia sono numerose le testimonianze di persone che stanno vivendo quest’incubo. Tra queste c’è anche Orietta, una donna che purtroppo ha perso il padre 80enne, deceduto all’ospedale di Crema lunedì 2 marzo a causa del Covid-2019. La donna, che diversi anni fa ha perso anche la madre, ha raccontato quanto vissuto in una lunga intervista rilasciata alla redazione de La Stampa.
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“Mi raccomando, non avere paura, so che sei un fifone” queste sono le ultime parole che Orietta ha detto al padre ottantenne Dino mentre il personale medico lo portava via in barella. La donna, che ha perso il genitore per colpa del coronavirus, in un’intervista rilasciata alla redazione de La Stampa, ha raccontato quanto accaduto.
Dino è deceduto lunedì 2 marzo all’ospedale di Crema, dove era ricoverato da alcuni giorni, ma Orietta non sa se si trovava in terapia intensiva: “A oggi -racconta la donna a La Stampa– non lo so ma non credo che sia neppure arrivato in quel reparto. So solo che, quando ho chiamato domenica, mi ha risposto un medico che era molto preso. Mi ha detto: ‘Signora, deve capire, noi siamo nella m… Il papà è intubato e sedato in sala operatoria, in attesa che si liberi un posto in terapia intensiva’. L’ho pregato di darmi qualche notizia. Erano le 3 del pomeriggio e il papà è morto alle 8 e mezzo di sera. Nessuno mi ha detto nulla, non so ancora che cosa sia successo“. “Il giorno dopo -prosegue la donna- si è presentato a casa il maresciallo dei carabinieri. Non so dire che cosa ho provato quando l’ho visto: avevo già capito“.
La donna poi racconta come tutto è iniziato, ovvero quando il padre ha manifestato il primo malore: “Mio padre non ha mai avuto i sintomi del coronavirus. Martedì 25 febbraio è caduto in casa. Mi ha detto che aveva avuto un giramento di testa. E anche nei giorni successivi diceva di sentirsi stanco. Così venerdì ho chiamato il medico per un controllo. È stato lui ad accorgersi che aveva un focolaio al polmone e ha chiesto l’intervento di un’ambulanza. Ha chiamato quattro ospedali, ma erano tutti al collasso. Alla fine, ha trovato posto a Crema: erano le 5 del pomeriggio di venerdì 28 febbraio“.
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L’uomo 80enne come raccontato dalla figlia non soffriva di altre patologie: “Era un uomo in forma. Aveva 80 anni -riporta La Stampa– ma sembrava uno di 60. Faceva le sue cose: il bar, gli amici, a Castiglione tutti gli volevano bene. Era il classico uomo col cappello in testa, che quando te lo trovi davanti in macchina ti arrabbi un po’ perché va a 30 all’ora, ma era lucidissimo. Prendeva le pastiglie per la pressione e niente più“.
“Nessuno -prosegue la donna- mi ha mai telefonato dall’ospedale. Ho chiamato io sabato e mi hanno detto che lo stavano aiutando a respirare, ma che era vigile. Ho richiamato domenica, mi hanno detto che era stabile. Il giorno dopo la situazione è precipitata. Ho saputo che mio padre non c’era più solo lunedì. Rabbia? Si, mio papà se n’è andato e non gli ho potuto dire “ti voglio bene”. L’ho visto uscire su una barella – conclude Orietta a La Stampa– e poi in una cassa chiusa al cimitero. Non gli è stato concesso un funerale. Due parole rapide del parroco e via, tumulato sotto quattro pietre“.
Ai familiari, come da disposizioni del decreto, non è stato, dunque, concesso un funerale per Dino. La salma, riporta La Stampa, cinque giorni dopo il decesso è stata tumulata al cimitero accanto a quella della madre di Orietta, deceduta diversi anni fa, dopo la benedizione del parroco.
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