Medici dell’Ospedale San Carlo Borromeo svelano la parte più terribile dell’epidemia di Coronavirus su pazienti ormai in fin di vita
Sono drammatiche le testimonianze di medici ospedalieri in prima linea nella lotta al Coronavirus in Italia. Le ha riportate ‘Il Giornale‘ sul proprio sito confermando ancora una volta che non siamo di fronte a una semplice influenza. A tal proposito sono sconvolgenti le parole della dottoressa Francesca Cortellaro, primario del pronto soccorso dell’Ospedale San Carlo Borromeo: “Sai qual è la sensazione più drammatica? Vedere i pazienti morire da soli, ascoltarli mentre t’implorano di salutare figli e nipotini. Vedi il pronto soccorso? I pazienti Covid-19 entrano soli, nessun parente lì può assistere e quando stanno per andarsene lo intuiscono. Sono lucidi, non vanno in narcolessia“.
Il medico prosegue spiegando quanto sia terribile questo virus: “È come se stessero annegando, ma con tutto il tempo di capirlo. L’ultimo è stato stanotte. Lei era una nonnina, voleva vedere la nipote. Ho tirato fuori il telefonino e gliel’ho chiamata in video. Si sono salutate. Poco dopo se n’è andata. Ormai ho un lungo elenco di video-chiamate. La chiamo lista dell’addio. Spero ci diano dei mini iPad, ne basterebbero tre o quattro, per non farli morire da soli“.
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Il professor Stefano Muttini, primario della rianimazione, è se possibile ancor più netto: “Ho l’impressione di esser finito in un tsunami che, per quanto lotti, non riuscirò mai a fermare. Il problema principale è inventarsi nuovi posti. La mia rianimazione aveva 8 letti. Poi sono riuscito ad aggiungerne 7, poi altri 8 e infine 16, arrivando a 31 posti. Domenica mattina ero felicissimo di aver trovato 6 nuovi posti, ma a mezzogiorno me li sono ritrovati tutti occupati. Per un attimo mi son sentito sconfitto, inadeguato“.
Stefano Carugo, primario del reparto cuore-polmoni, invece illustra i lavoro in corso per ampliare la la terapia intensiva per i malati cardiopatici: “Questi sono 12 posti in più per i pazienti cardiopatici che hanno bisogno di terapia intensiva. La trasformazione è stata progettata venerdì, ma tra due giorni le stanze saranno pienamente operative. In tempi normali ci avremmo messo dei mesi, invece l’abbiamo fatto in 5 giorni“.
Infine è agghiacciante quanto rivela il dottor Carlo Serini dopo aver trascorso la notte in corsia: “Faccio il rianimatore da anni, ma ora è diverso. Stanotte mi sono avvicinato a un anziano. Gli avevamo messo il casco per la respirazione. Lui si guardava intorno spaurito. Mi sono chinato e lui ha sussurrato Ma allora è vero? Sono grave?. Ho incrociato quel suo sguardo da cane bastonato e ho capito. Stavolta non avevo risposte“.
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