Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha parlato dell’emergenza coronavirus in un’intervista alla redazione Avvenire.
L’Italia è in piena emergenza coronavirus. Il nostro paese è la seconda nazione al mondo per numero di vittime e contagi, solo dietro la Cina. Per queste ragioni, il Governo ha esteso la zona rossa a tutta la penisola decidendo anche di chiudere tutte le attività commerciali, ad esclusione di farmacie e alimentari. Il provvedimento è in vigore da oggi, 12 marzo, al 25 marzo. In merito all’emergenza Covid-2019, ha parlato in un’intervista alla redazione Avvenire, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro.
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Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, che ogni giorno fa il punto della situazione sull’emergenza coronavirus in Italia insieme al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, ha rilasciato un’intervista alla redazione Avvenire. Brusaferro ha ribadito l’appello ai cittadini italiani di rispettare le norme del decreto, pur dovendo cambiare le abitudini, perché “l’elemento decisivo di tutta questa storia siamo noi“. Il presidente dell’Iss prosegue spiegando: “Abbiamo una situazione – riporta Avvenire– che vede un’area del Paese con una circolazione sostenuta del virus. Il Nord, in particolare la Lombardia, che sta mettendo alla prova il sistema sanitario. I casi positivi che noi quotidianamente censiamo sono indicazione di contagi avvenuti all’incirca la settimana scorsa. Abbiamo messo in campo misure straordinarie per garantire il distanziamento sociale, l’unica strada percorribile per rallentare l’epidemia. Un risultato prioritario al Nord, ma indispensabile anche nel resto del Paese.
“Queste misure -prosegue- daranno effetto tra una settimana. La nostra scommessa, la volontà che ci sostiene e l’effetto che vogliamo ottenere è quello di fare in modo che laddove abbiamo casi, questi non si trasformino in situazioni di picco“.
In merito ad eventuali previsioni sul picco dell’epidemia, Brusaferro spiega che non è possibile attualmente stabilire quando potrà registrarsi: “Come in ogni epidemia, stiamo assistendo a una crescita costante della curva, e le curve hanno un picco. Poi i casi cominciano a decrescere. Le variabili -riporta Avvenire– però, sono le misure adottate strada facendo per ridurre i nuovi contagi e nei nostri modelli dobbiamo valutare quelle di questo caso“. “In Italia -prosegue il presidente dell’Iss- per esempio, c’è anche la variabile di una popolazione molto più anziana, un fattore che sta impattando molto dal punto di vista dei decessi“.
Brusaferro poi si sofferma sulle cose che hanno funzionato e quelle che, invece, non hanno avuto positivo riscontro: “Ad aver funzionato è la prima linea, chi non va a casa da giorni o da settimane negli ospedali per non smettere di curare e accogliere i malati. Medici, infermieri, operatori sanitari, che mi sento di dover ringraziare continuamente. Chi sta facendo tutto il possibile a costo di sacrificare la propria vita in famiglia, le proprie abitudini. Chi non si tira indietro dalle proprie responsabilità”.
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Per quanto riguarda le cose che non hanno funzionato, Brusaferro ammette: “La consapevolezza -riporta Avvenire– che come cittadini abbiamo acquisito troppo tardi. E in certi casi, purtroppo, non abbiamo ancora acquisito. Gli appelli, le circolari, tutti i richiami non bastano. Solo ora sembra che gli italiani stiano davvero cominciando a capire la battaglia che siamo chiamati a combattere. Il problema è che questo è anche l’elemento decisivo, per vincerla: soltanto se accettiamo di cambiare le nostre abitudini, anche al caro prezzo che in questo momento ci viene richiesto – e tutti, senza distinzione di età o di residenza – possiamo fermare l’epidemia. Questo virus -prosegue il presidente- così altamente contagioso, si nutre di contatti, di vicinanza. Se si terranno comportamenti non coerenti con le indicazioni di distanziamento, sarà molto difficile riuscire a modificare le curve“.
Infine Brusaferro alla domanda se ha il timore di essere anch’egli contagiato ha dichiarato: “Non ho paura. O meglio -riporta la redazione di Avvenire- ho paura di poter contagiare chi sta attorno a me. La mia famiglia per fortuna è lontana, a Udine: non torno a casa da settimane ormai“.
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