La direttrice del laboratorio di microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano invita gli italiani a non preoccuparsi sulla diffusione massiccia del coronavirus
Una voce rassicurante sulla diffusione del coronavirus arriva dalla direttrice del laboratorio di microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano, la dottoressa Maria Rita Gismondo.
“Sappiamo tutti che questo virus è diffuso nella popolazione molto più rispetto a quello che stiamo vedendo – ha spiegato intervenendo alla trasmissione “L’’italia s’è desta”, dell’emittente dell’università Niccolò Cusano – Tra poco il 60-70% della popolazione risulterà positivo”. “Ma non dobbiamo preoccuparci – l’invito della studiosa – Con l’aumento dei numeri ci renderemo conto che questo virus è meno letale di quanto possiamo pensare adesso”.
“Questo virus, nella gran parte dei casi, o è silente o ci dà sintomi simil influenzali, nel 90% dei casi” ha continuato con la sua spiegazione. “C’è un 10% di persone che ha bisogno di essere ricoverato in ospedale. Borrelli ci ha detto più volte che le fasce più toccate sono anziani con 1 o 4 patologie – ha puntualizzato – Il virus dunque è stato un aggravante. Ad oggi i dati di morte diretta per coronavirus sono molto scarsi, si parla di qualche unità”.
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Coronavirus, i casi dei giovani in terapia intensiva
Nel suo intervento in materia di coronavirus la virologa non mette da parte i casi di giovani che si trovano in terapia intensiva. Sono loro che ad oggi spaventano di più soprattutto l’opinione pubblica. “La medicina non è mai una scienza esatta, quindi non significa che non ci possano esserci casi di qualche giovane” ha precisato.
“Dobbiamo però vedere la curva, dobbiamo parlare della maggior parte dei casi. Dobbiamo andare a vedere se ci sono altre malattie – ha spiegato la Gismondo rassicurando – Oggi l’età media dei deceduti è 81-83 anni, i guariti sono quasi il doppio delle persone che vengono ricoverate in terapia intensiva. Io non dico che la situazione sia rosea”.
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Le previsioni sull’arresto del virus
Spazio poi anche a possibili previsioni, quelle che tutti si aspettano alquanto positive, sull’arresto del coronavirus. I riflettori sono puntati tra 15 giorni quando il periodo di massime restrizioni che stiamo vivendo finirà. La virologa su questo mette in guardia: “Non possiamo però pensare che tra due settimane il virus sia scomparso, ci accompagnerà ancora per qualche mese, ma una cosa è avere 30 ricoverati in terapia intensiva, altra cosa è averne 3.000”.
“E’ vero che quando andiamo verso il caldo i virus respiratori calano nella loro presenza – ha aggiunto infine – ma questo è dovuto soprattutto alle nostre abitudini perché durante l’inverno ci accalchiamo nei locali ed è molto più facile stare più vicini. L’estate stiamo più all’aperto e questo ci aiuta ad essere meno esposti ai virus”.
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