Alcuni professori di una scuola privata internazionale di Roma sono stati denunciati perché sorpresi a fare una festa nel giardino dell’istituto in piena emergenza coronavirus.
Proseguono i controlli delle forze dell’ordine per individuare tutti i soggetti che violano le norme di sicurezza disposte all’interno del decreto emanato dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Nella giornata di ieri, sabato 14 marzo, 10 professori sono stati denunciati dopo essere stati sorpresi nel corso di una festa all’interno di una scuola privata internazionale a Roma con tanto di musica e barbecue. A segnalare il party alle forze dell’ordine sono stati i residenti del quartiere che avevano sentito la musica provenire dall’istituto.
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Una festa con tanto di musica e barbecue nel pieno dell’emergenza coronavirus in Italia. I protagonisti della vicenda 10 professori di una scuola privata internazionale nella zona de La Storta, nella periferia nord di Roma. Secondo quanto riportato dalla stampa locale e dalla redazione di Fanpage, il gruppo di professori stranieri aveva organizzato un party all’interno del giardino dell’istituto con mogli e figli al seguito, violando così le norme previste dal decreto emanato dal governo per fronteggiare l’emergenza dettata dall’epidemia di Covid-19.
A segnalare ai carabinieri la festa sono stati i residenti del quartiere che hanno sentito la musica e visto il fumo provenire dal giardino. Intervenuti sul posto, come riporta Fanpage, i militari dell’Arma, hanno scoperto le 17 persone che avevano preso parte alla festa. Tra questi vi erano anche dei minorenni. Denunciati i 10 adulti presenti.
Quello della scuola non è l’unico episodio simile verificatosi ieri, sabato 14 marzo, nella Capitale: cinque ragazzi sono stati denunciati poiché sorpresi ad effettuare un picnic in un parco della città. In merito la sindaca di Roma Virginia Raggi ha commentato sul proprio profilo Twitter: “Non siate stupidi, non fate come loro e restate a casa. Grazie ai Carabinieri per i controlli“.
Chi non rispetta le norme presenti sul decreto del 9 marzo rischia una denuncia immediata con pene che variano da un’ammenda fino a 206 euro (art. 650 c.p.) o l’arresto fino a 3 mesi. Nel caso di ipotesi più gravi le pene risultano ancora più severe (art. 452 c.p.).
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