In molte occasioni più di una famiglia si ritrova con un proprio caro morto in casa per via del Coronavirus. E recuperare i cadaveri in tempo è impossibile.
Il Coronavirus è una piaga che sta travolgendo il mondo con una velocità spaventosa. In Italia in particolare ci sono delle storie tremende che giungono dalla zona rossa, che comprende in particolar modo la Lombardia. Situazioni che sono equiparabili a quelle descritte da Alessandro Manzoni a suo tempo in merito alla peste a Milano nel 1600.
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Ci sono famiglie distrutte nel giro di poche ore con la scomparsa di alcuni loro componenti, senza che si potesse fare qualcosa per salvarli. E celebrare i funerali è diventato qualcosa di impossibile. L’ultimo saluto al caro estinto avviene in tutta fretta, con un solo congiunto ad assistere al tutto. Da Bergamo, che è la zona d’Italia più colpita dal Covid-19, giunge la storia di un uomo morto venerdì scorso, 13 marzo, a causa del Coronavirus. Uscire di casa è impossibile per via del decreto del Governo, ed il recupero di un cadavere richiede svariato tempo prima di poter esso messo in atto.
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Coronavirus, è un vero e proprio dramma
Così la famiglia dell’uomo ha dovuto tenerlo in casa per 36 ore, con anche la moglie e la figlia in casa. In condizioni ambientali di certo non idonee per rallentare il processo di decomposizione di un corpo senza vita. Così quell’uomo defunto è rimasto per un giorno e mezzo senza adeguata refrigerazione. C’è da dire che il sindaco di Torre de’ Roveri, la piccola località della Bergamasca in cui è accaduto tutto, aveva acconsentito alle pompe funebri di condurre il corpo in cimitero, anche senza certificato di morte. Andando così contro a quanto imposto dalla burocrazia. Tutto pur di risolvere quella terribile vicenda, dolorosa e che la dice lunga su quanto sta accadendo nel nostro Paese per via del Coronavirus. Purtroppo capita anche che i medici di base, deputati alle ispezioni cadaveriche, si trovino oberati di chiamate e debbano anche operare senza alcuna protezione.
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