Smartworking e inquinamento indoor: occhio a cambiare l’aria

Smartworking significa anche inquinamento indoor e maggiore attenzione a un tema che fino a pochi anni fa era trascurabile. Infatti, se rimane fondamentale il ricambio dell’aria un aiuto valido può venire dai purificatori dell’aria di nuova generazione.

Smartworking e inquinamento indoor: occhio a cambiare l'aria

Pc, tazza e secchiello (foto Pixabay)

Alessandro Miani presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale ha dichiarato a Il Sole 24 ore che «a prescindere dal coronavirus avere un’aria pulita negli ambienti confinanti è buona cosa perché riduce il rischio di patologie dovute a inquinanti che portiamo da fuori o produciamo noi stessi. Per esempio: particolato atomosferico, radon, spore, muffe, cov e ovviamente batteri e virus».

Infatti, l’inquinamento indoor è molto più percioloso di quel che pensiamo. Sempre secondo quanto Miani ha speigato a Il Sole 24 ore: «è importante avere un buon ricambio d’aria in casa: mediamente è 5 volte più inquinata di quella che respiriamo fuori. Oggi c’è il coronavirus ma il virus dell’influenza c’è sempre. Igiene personale, pulizie con finestre aperte, piante, sistemi di purificazione dell’aria (per la mitigazione degli inquinanti) o di monitoraggio che ti dicono quando aprire la finestra: sono alcuni dei consigli. Tenere l’aria pulita evita il più possibile l’insorgenza di patologie di tipo respiratorio che rendono più facile l’aggressione da parte di un virus». E prosegue ricordando che l’inquinamento atmosferico «provoca 76mila morti in Italia all’anno: 58.600 dovuti al PM10, 14.600 dovuti all’NO2 (biossido di azoto, ndr) e 3.000 all’ozono, secondo l’Air Quality Report 2019 dell’Agenzia ambientale europea (Eea)».

Leggi anche —>Lo smartworking ai tempi del coronavirus: controlli possibili su pc e mail

La soluzione per chi fa smartworking è un buon purificatore?

In questo periodo storico i dispositivi per la purificazione dell’aria vanno alla grande come confermano le dichiarazioni di Phorma, distributrice in Italia del purificatore Roger di Stadler Form, a Il Sole 24 Ore: «Abbiamo ricevuto diverse richieste di purificatori, crediamo per la sensibilizzazione del momento circa le misure di prevenzione che si possono attuare per limitare i contagi, nonché quello di cercare di mantenere un buon livello qualitativo dell’aria negli ambienti chiusi».

Un altro famoso marchio che produce, tra le altre cose, purificatori d’aria è Dyson.
L’ultimo modello di Dyson per purificare l’aria è Pure Cryptomic anche questo sempre più richiesto

Secondo quanto raccontato da Corrado Cerutti di Genano Italia, leader nella produzione di purificatori per l’aria, a Il Sole 24 ore:«È in aumento la richiesta per la nostra linea indoor», racconta «Non ci sono filtri, che sono un modo meccanico per trattenere virus e batteri, ma viene utilizzato un “effetto corona” attraverso il quale le nanoparticelle vengono debellate con forti scariche elettriche».
«I nostri dispositivi in realtà nascono per gli ospedali come medical devices», continua Cerutti «anche se in Italia, secondo una nuova direttiva europea, non possono più essere chiamati così. Abbiamo avuto una grande richiesta da parte della Cina dall’inizio dell’emergenza coronavirus. A Wuhan e nelle altre città ne abbiamo venduti 200».

«Dopo il 20 febbraio anche in Italia è aumentata la richiesta. Abbiamo già installato 60 impianti per virus tipo Sars e Mers: kit che aspirano l’aria dalle stanze, la trattano, uccidono i virus e la purificano, per pazienti infetti e a tutela degli operatori sanitari».

Smartworking e inquinamento indoor: occhio a cambiare l'aria
Tavolo e pc (foto Pixabay)

 

Gestione cookie