Il professor Giovanni Rezza ha parlato dell’epidemia da coronavirus in Italia durante un’intervista a Circo Massimo, trasmissione in onda su Radio Capital.
Ormai da giorni tutta l’Italia si chiede se i dati forniti quotidianamente rappresentino il picco dell’epidemia da coronavirus che ha colpito il nostro paese. In caso contrario la domanda ricorrente è “quando arriverà questo picco?”. In merito ha parlato il professor Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, durante la trasmissione Circo Massimo su Radio Capital questa mattina.
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Coronavirus, Giovanni Rezza: “Non possiamo ancora fare previsioni sul picco, l’infezione si è diffusa a macchia di leopardo“
“Se consideriamo tutto il paese, ci sono regioni che non sono state toccate, ma solo sfiorate. In Lombardia siamo in una situazione di incidenza massima nel bresciano e bergamasco mentre probabilmente, per ora, abbiamo superato per ora il peggio nel lodigiano. Sarà una battaglia a singhiozzo e ogni volta che l’epidemia accelera in qualche parte d’Italia dobbiamo contrastarla. Parlare del picco, in queste condizioni, è difficile“. Queste le parole stamane del professor Giovanni Rezza, intervistato dai microfoni di Circo Massimo, in onda su Radio Capital.
Rezza ha poi proseguito affermando: “Non possiamo ancora fare previsioni sul picco, l’infezione da Coronavirus si è diffusa a macchia di leopardo. Non ha senso parlare di picco dell’epidemia se lo facciamo a livello nazionale. Se le Regioni del Sud avranno preso precauzioni forse l’incremento potrà essere contenuto. Continua a verificarsi un incremento dei casi perché ci sono dei focolai molto attivi, soprattutto al Nord, spero, però che venga contenuto al meglio“.
Sulle scelte dell’Europa di bloccare i confini del continente, Rezza ha spiegato: “Mi sembra che arriviamo tardi. Non sono mai stato contrario alle misure restrittive, ma arrivarci quando c’è un’epidemia in atto mi sembra inutile. Il danno è fatto, da punto di vista pragmatico, non mi sembra un gran che come provvedimento“. “I provvedimenti presi in Italia -prosegue Rezza- sono stati coraggiosi anche perché l’Italia è stata la prima a prenderli. Poi l’Europa è andata in ordine sparso, e molti paesi sono arrivati in ritardo, nonostante avessero l’epidemia ritardata rispetto alla nostra e possibilità di contenimento maggiore“.
Infine il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità ha parlato della possibilità di effettuare tamponi a tappeto: “C’è un problema di fattibilità, non politico. Ci sono regioni che sono molto indietro, alcune non riescono a fare i tamponi neanche ai soggetti sintomatici. Certo in paesi come la Corea hanno usato questa strategia, ma bisogna avere le possibilità di farlo. Dipende dalle forze che si mettono in campo“. “Quando mi laureai – conclude Rezza – si diceva che c’erano troppi medici. Ora dicono che sono troppo pochi come gli infermieri. Tutti i provvedimenti, dall’assunzione dei giovani ai rinvii delle pensioni, che probabilmente vanno presi“.
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