Il vaccino antinfluenzale sotto osservazione nell’ambito delle Coronavirus news allo scopo di trovare una possibile cura. “Presto sapremo”.
La comunità scientifica ha compiuto qualche passo in avanti allo scopo di contrastare il Coronavirus che ha messo in scacco il mondo. Dei progressi arrivano dalla Cina e dall’Italia in particolare, con il Tocilizumab, un farmaco impiegato nella cura dell’artrite reumatoide ed in alcune terapie oncologiche, che si è dimostrato capace di alleviare la forte polmonite indotta dal Covid-19.
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Cosa che consente ai pazienti curati con tale medicinale di poter lasciare la terapia intensiva. Questo trattamento dovrebbe essere impiegato in massa nell’immediato presente, nonostante il Tocilizumab abbia dei costi importanti. Al contempo sono stati provati anche dei prodotti usati nella cura ad Aids ed Ebola. E scienziati statunitensi pure stanno lavorando per cercare una contromisura efficace contro il Coronavirus. Riguardo alla messa a punto di un vaccino vero e proprio, tutti riferiscono che c’è bisogno di almeno 12-18 mesi prima di tagliare questo traguardo. Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’ di Milano, intervistato dal quotidiano ‘Il Tempo’, affronta la situazione relativa al fatto se il normale vaccino contro l’influenza possa essere in qualche modo di aiuto oppure no.
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“Compareremo la situazione di chi si è vaccinato e di chi no. Ne conseguirà uno studio apposito al termine del quale potremmo trarre le conclusioni e rispondere a questa domanda”. Il professor Remuzzi svela che sono al lavoro su questo tema il ‘Negri’, il Policlinico di Milano, l’ospedale di Bergamo ed altri istituti sanitari italiani di rilievo. “Il Coronavirus è un qualcosa che non conosciamo bene e questo rende tutto più difficile. Medici ed infermieri sono dei veri eroi anche per questo motivo, sono in prima linea per 15 ore al giorno esponendosi al contagio. Sanità, medicina e ricerca sono fondamentali per il benessere della società e non andrebbero mai trascurate. Anche in futuro probabilmente avremo a che fare con altre situazioni simili. Allora è bene pensare di rafforzare il nostro sistema sanitario, per non avere più disparità e per incentivare informazione e cultura”.
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“Riguardo ad una cura, sappiamo che il Covid-19 attecchisce agli alveoli dei polmoni. La risposta immunitaria del soggetto colpito dà il via alla infiammazione e ad una fibrosi, ovvero ad un consolidamento del tessuto. Processo che si osserva in pazienti alle prese con leucemie o tumori. Per questo il Tocilizumab è particolarmente efficace nell’alleviare l’infiammazione polmonare”. A Napoli 50 pazienti stanno seguendo un trattamento basato sulla somministrazione di questo farmaco. “C’è anche il Remdesivir, che interrompe la catena di replicazione del Covid-19. Questo porta ad un certo ottimismo. Ma quel che più serve adesso sono posti nei reparti di terapia intensiva e respiratori. Qui occorrono investimenti. Soltanto in Italia ci vorranno forse altri 4mila letti in più ad aprile”.
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