Il decreto cura Italia è in vigore da ieri, 17 marzo 2020 data in cui è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Contiene molte misure urgenti dalla Cassa Integrazione allargata, al blocco dei licenziamenti e al premio per i lavoratori subordinati che lavorano in azienda e non in smartworking.
Cosa contiene il decreto salva Italia? I 25 miliardi che dovrebbero far fronte all’emergenza Coronavirus contiene molte misure emergenziali.
Le più importanti sono quelle relative al potenziamento del Servizio sanitario nazionale e della Protezione civile, al sostegno economico e alla difesa del lavoro per famiglie, lavoratori e imprese e infine di supporto del credito per le famiglie, le micro, piccole e medie imprese.
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Alcune disposizioni chiave del Decreto cura Italia
Tra le disposizioni più interessanti ci sono quelle sul lavoro che prevedono il blocco dei licenziamenti (salvi quelli disciplinari) e un premio per i lavoratori che hanno un reddito fino a 40mila euro lordi mensili a svolgono lavoro in sede e non in smart working. Si tratta di un premio di 100 euro esentasse e dovuto in misura proporzionale ai giorni di lavoro svolti.
Un’altra disposizione interessante, al di là delle tante proroghe delle varie scadenze fiscali e previdenziali (qui il testo del decreto in Gazzetta Ufficiale) è l’incentivo alle donazioni Covid-19: sono deducibili ai sensi dell’art. 27 Legge 133 del 1999 e detraibili quelle delle persone fisiche fino a 30mila euro.
Un’altra disposizione interessante è quella relativa agli affitti commerciali: i negozi avranno diritto a un credito d’imposta pari al 60% del canone di locazione del mese di marzo.
Sul piano della giustizia: le udienze sono rinviate d’ufficio al 15 aprile 2020 (procedimenti civili, penali, salve specifiche eccezioni).
Chi deve scontare la reclusione fino a 18 mesi lo farà agli arresti domiciliari e i controlli avverranno con braccialetto elettronico per tutti i detenuti da 6 mesi e un giorno a 18 mesi (salve le eccezioni previste).
Infine, il Decreto prevede un bonus una tantum di 600 euro per i lavoratori autonomi. Spetterà anche ai professionisti iscritti agli ordini professionali attraverso il Fondo per il reddito di ultima istanza.