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Economia

Come richiedere i bonus del Decreto cura Italia

Il Decreto Cura Italia è in vigore da due giorni e le polemiche sui bonus sono già molte. Gli strumenti sono variegati: dal contributo per chi si avvarrà di baby-sitter, ai congedi parentali straordinari pagati al 50%, al credito d’imposta per le attività che sopportano il costo di un affitto dei locali, al premio per chi lavora in sede.

Braccio di ferro_pixabay

In questo momento sono ancora necessari molti chiarimenti.
Sono invece certamente già aumentati i congedi da 3 a 12 giorni dei «permessi 104» per il mese di marzo e per quello di aprile.

Invece i congedi parentali previsti che permettono ai lavoratori subordinati che hanno figli fino ai12 anni decorrono retroattivamente dal 5 marzo. Il periodo massimo utilizzabile è di 15 giorni, retribuiti comunque al 50%.

L’alternativa è il bonus di 600 euro per il baby-sitting (misura che suscita perplessità in un momento in cui persino le associazioni delle famiglie e delle colf e badanti suggeriscono di non avvalersi del servizio delle suddette per ovvi motivi sanitari).
E in ogni caso si attendono delucidazioni dall’Inps.

Il vero nodo: il bonus per i professionisti

I titolari di partita Iva dal 23 febbraio 2020, i collaboratori e i pensionati o non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, avranno diritto a un’indennità una tantum (solo per marzo) di 600 euro. Anche in merito a questa si attende Inps.

Invece i professionisti iscritti alle Casse di previdenza, avranno diritto soltanto all’eloquente “reddito di ultima istanza”. Saranno stanziati 300 milioni e si attendono a riguardo le regole del ministero del Lavoro e dell’Economia nei prossimi 30 giorni.
Anche gli stagionali e gli agricoli hanno diritto all’indennità di 600 euro con specificazioni e limiti.

Infine, un extrabonus di 100 euro per chi lavora in sede e ha un reddito fino a 40mila euro e una misura di sostegno per artigiani e commercianti: i titolari di attività che pagano un affitto commerciale potranno avvalersi di un credito d’imposta del 60%, che sarà spendibile in compensazione.

Euro_pixabay

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