È alta la protesta di medici e del personale infermieristico a causa dell’assenza e dell’inadeguatezza delle misure protettive a loro disposizione contro il coronavirus: fonte di discussione anche la somministrazione dei tamponi ai politici piuttosto che a loro.
Sembra retorico, un discorso trito e ritrito quello della casta politica. Eppure anche ora, anche in questo momento di delicata emergenza, quella classe di “pochi” eletti fa parlare di sé.
Al momento come ben noto i tamponi non vengono effettuati a tutti, ma solo a coloro che presentano sintomi evidenti. Ora però, provate a pensare se fosse un medico in prima linea ad aver contratto il virus, ma risulti asintomatico. Sarebbe una vera e propria mina vagante, non v’è altra conclusione possibile.
Siccome il personale sanitario a questa eventualità ci ha ben pensato, e siccome la sua unica priorità è la salvaguardia della salute dei pazienti, è ovvia e comprensibile la protesta. Poi, se a ciò si aggiunge che i tamponi sarebbero stati utilizzati all’inizio per politici ed amministratori anche quando non ce n’era alcun bisogno e oggi si nega a chi tutti i giorni sta a contatto con pazienti positivi, il pacco esplosivo è completo.
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Cresce la protesta, senza soluzione di continuità, di medici ed infermieri. Per chi combatte tutti i giorni in prima linea contro il nuovo coronavirus è impensabile doverlo fare senza le dovute precauzioni. Eppure questo è ciò che accade. Numerose e delle più disparate le denunce. Tra queste quella di Paola Pedrini, segretario dei medici di famiglia lombardi. Un vero fallimento quello del sistema che ha concesso all’inizio dell’emergenza a causa del coronavirus la somministrazione a tappeto di tamponi su politici e amministratori, lasciando per ultimi proprio i medici. Stando a quanto riporta l’Huffington Post, Paola Pedrini ha dichiarato: “Fin dall’inizio dell’epidemia, i medici segnalarono alle Ats di competenza di essere venuti a contatto con pazienti potenzialmente infetti e richiesero un test di controllo dell’avvenuto contagio. Ancora oggi le Ats lo rifiutano fino alla manifestazione della sintomatologia e, anzi, molti medici nonostante la malattia manifesta sono sottoposti a test dopo molti giorni per assenza di tamponi”.
Ed ancora: “Agli operatori sanitari tale verifica è stata negata anche nelle fasi iniziali, nelle quali poteva avere un’importante funzione profilattica. Si consideri – riporta l’Huffington Post- che in tale fase venivano eseguiti controlli a tappeto (tamponi per il coronavirus ndr) su politici e personalità amministrative. Questi ritardi comportano il rischio che pazienti, famigliari e/o colleghi di lavoro siano infettati senza che alcuno provveda al loro isolamento”.
I medici di famiglia, in questo particolare frangente di emergenza, sono perennemente a rischio. L’accorato appello per il Prefetto giunge dallo Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) del capoluogo lombardo. Stando a quanto riporta l’Huffington Post, l’associazione di categoria ha dichiarato “Auspichiamo che il prefetto territorialmente competente, sentito il relativo Dipartimento di prevenzione possa requisire strutture e beni (mobili e immobili) e assumere – prosegue il sindacato- ogni altro provvedimento idoneo, al fine di attuare le superiori disposizioni governative, assicurandone l’esecuzione e il rispetto, in coerenza con l’acclarata situazione emergenziale”.
Ma la denuncia parte anche da una nota della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) e della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi). Stando a quanto riferisce l’Huffington Post, su oltre 2.300 professionisti sanitari positivi al nuovo coronavirus più dell′80%, sono medici e personale infermieristico. Un dato sconcertante che si riverbererà anche ad emergenza finita. L’intervento è richiesto sulla fornitura di kit di prevenzione che siano adeguati alle esigenze. Il personale sanitario ogni giorno continua a battersi in prima linea senza mai fare un passo indietro. Però vi è carenza di organico e chi si trova per dovere professionale e morale a fronteggiare l’emergenza, lo fa con sacrificio. Turni interminabili e costante pressione caratterizzano le loro giornate.
Utilizzare il tampone sul personale sanitario anche se asintomatico limiterebbe i contagi. Per il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici è un dato di fatto. Il professor Anelli, riporta l’Huffington Post, ha ribadito che il personale sanitario, qualora infetto, sarebbe un vettore di portata immane del virus. C’è bisogno, dunque, di nuove linee guida che scongiurino la positività di chi ogni giorno negli ospedali lavora per contrastare il virus e che consentano loro la consegna di kit adeguati.
Una richiesta non rimasta inascoltata dall’Iss il cui presidente Gianni Rezza ha definito di primaria importanza.
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