Covid-19, in Olanda critiche all’Italia: “Reazione esagerata”

Coronavirus news, l’Olanda si dice sicura di controllare i contagi e critica la “reazione stupida ed esagerata dell’Italia”: la strategia

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Jaap Van Dissel, direttore dell’Istituto di Sanità olandese; Mark Rutte, primo ministro olandese; Bruno Bruin, ministro olandese della Sanità (Getty Images)

Il coronavirus sta facendo sentire i suoi effetti anche negli altri paesi europei. Aumento vertiginoso di contagi e morti anche fuori dall’Italia, ma c’è dove non sembrano particolarmente preoccupati. In Olanda, si dicono sicuri di riuscire a contenere i contagi senza ricorrere a misure particolarmente stringenti, anzi puntando di fatto all’immunità di gregge. E quanto fatto in Italia viene derubricato a “reazioni stupide ed esagerate”, nonostante i casi siano in aumento anche lì. Ad oggi, 2051 contagi e 58 vittime, numeri comunque destinati ad aumentare.

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Coronavirus, obiettivo immunità di gregge in Olanda

Ira Helsloot, professore di gestione della sicurezza all’Università di Nimegen, spiega: “L’Italia sta chiudendo tutta la propria economia, ma così facendo non riuscirà a reggere la crisi. Noi siamo un paese ricco a differenza loro e il governo ascolta le indicazioni degli esperti”. Jaap Van Dissel, direttore dell’Istituto Nazionale di Sanità olandese, è un fautore della teoria dell’immunità di gregge. Per lui, si dovrà arrivare a un livello di contagio tra il 50% e il 60% dei 17,4 milioni di abitanti dell’Olanda. E il primo ministro Mark Rutte ha appoggiato questa visione, spiegando in un suo discorso alla nazione: “Gli esperti ci dicono che l’epidemia durerà diverso tempo. Possiamo sia rallentare il virus che costruire l’immunità della popolazione in maniera controllata. Più grande sarà la fetta di popolazione che contrarrà il virus e acquisirà l’immunità, meno possibilità ci saranno che il virus si diffonda poi agli anziani. Finché non sarà disponibile un vaccino, abbiamo scelto un approccio di massimo controllo. Proveremo a scaglionare le infezioni su un periodo più lungo, per non sovraccaricare il sistema sanitario e ridurre il picco delle infezioni. Chiudere il paese significherebbe farlo per un anno o più e saremmo comunque a rischio che l’infezione ritorni quando le misure saranno rimosse”.

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