Covid-19, la verità: letalità sovrastimata. Fondazione Gimbe: “Centomila i casi effettivi, oltre 70mila quelli asintomatici non identificati”
Bisogna fare i conti con l’emergenza sanitaria italiana e confrontarla con quella cinese. Così la Fondazione Gimbe, gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, ha studiato e analizzato i dati italiani mettendoli a confronto con quelli cinesi. Lo studio esclude il fatto che il Covid-19 sia più letale in Italia che in Cina. “Ma è probabile che i contagiati italiani siano almeno 100.000” afferma la Fondazione. Il gruppo in questa crisi sottolinea anche le alcuni problemi relativi alla sanità italiana. Cinque mesi vennero denunciati 37 miliardi sottratti dai vari governi al Servizio sanitario nazionale nel periodo 2010-2019 di tagli. La differenza tra i dati cinesi e quelli italiani è evidente: lo studio condotto sulla coorte cinese e pubblicato su JAMA riportava 44.415 casi confermati di cui 81% lievi, 14% severi (ospedalizzati) e 5% critici (in terapia intensiva), con un tasso grezzo di letalità del 2,3%; il report italiano con l’aggiornamento del 16 marzo (che non include i dati della Puglia e della Provincia autonoma di Trento), riporta 27.980 casi, tra cui 1.851 (6,6%) in terapia intensiva; 11.025 (39,4%) ricoverati con sintomi; 10.197 (36,4%) in isolamento domiciliare; 2.749 (9,8%) dimessi guariti e 2.158 pazienti deceduti (7,7%).
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E poi gli asintomatici. “Si può ipotizzare che in Italia la parte sommersa dell’iceberg contenga oltre 70.000 casi lievi/asintomatici” analizza Cartabellotta, direttore della Fondazione. Ma quando finirà tutto questo? Per ora non c’è una certezza. “Perché la validità dei modelli predittivi – prosegue lo studio – è influenzata da due fattori imprevedibili: la diffusione asincrona del Coronavirus e l’assenza di un piano pandemico unico in Europa“. Non mancheranno poi i casi di rientro. “Le conseguenze di questo approccio frammentato sono piuttosto prevedibili – continua Cartabellotta – persino sul piano politico, perché sarà molto più difficile predisporre misure straordinarie per fronteggiare la recessione economica – sottolinea il direttore – se i Paesi del G7 e del G20 si troveranno disallineati nella gestione dell’epidemia e delle sue conseguenze sui mercati finanziari”.
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