Delineata una linea d’azione per cercare di stoppare il Coronavirus. Le varie regioni italiane prendono le dovute precauzioni.
Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus Italia, molte regioni hanno deciso di intraprendere una strategia comune. Da nord a sud l’intenzione è di procedere con un incremento dei test di rilevamento da Covid-19 da sottoporre alla popolazione.
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I primi ad essere sottoposti a tale procedura saranno medici ed infermieri, che a loro rischio e pericolo sono continuamente esposti al pericolo di un eventuale contagio. La Toscana si è munita di 500mila test seriologici, mentre in Campania si apprende dell’acquisto ufficiale di un milione di test rapidi dalla Cina. Lo ha fatto sapere il governatore Vincenzo De Luca su Twitter. “Un milione di test rapidi. Abbiamo deciso di acquistarli e utilizzarli per avviare una campagna di screening di massa”. Che è la stessa politica intrapresa dalla Corea del Sud, la quale è riuscita comunque alla meno peggio a contenere il numero dei decessi da Covid-19.
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Sono appena 75 nonostante i 8326 contagiati sul proprio territorio, stando a dati ufficiali del 20 marzo. Questo grazie a stazioni mobili di controllo e massima collaborazione tra enti statali e privati, oltre che alla collaborazione totale da parte dei cittadini. I quali hanno sempre rispettato le regole imposte per arginare il contagio da Coronavirus. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità incentiva lo svolgimento dei test per scovare soprattutto gli asintomatici, ovvero quelli affetti da Coronavirus ma che non sanno di esserlo. Per cui un contatto ravvicinato con loro favorisce enormemente il diffondersi del virus. E comunque i test sono fondamentali da compiere anche sui pazienti sintomatici con fattori a rischio. In maniera tale da poterli subito ricoverare, una volta acclarata la certezza delle presenza della malattia.
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Anche il Veneto sposa questa linea ed è intenzionato a promuovere dei controlli a tappeto. E seguono questa falsariga anche Emilia-Romagna e Marche. La pensano allo stesso modo anche in Puglia, “anche se serve pianificare una strategia comune anziché fare tamponi a caso”. Quel che serve comunque è identificare la maggior parte possibile di casi sospetti e contatti sintomatici di casi confermati, assieme a quelli di asintomatici. I quali però sono molto più difficili da riconoscere. Ad ogni modo i sindacati richiedono maggiori tutele per chi ancora continua a lavorare fuori casa. Ed in questo senso i tamponi sono i benvenuti. Vale tanto per il personale medico-ospedaliero quanto per chi lavora nei supermercati. In Lazio è aumentato il numero dei laboratori invece. Qualsiasi cosa possa risultare utile a fermare il contagio verrà fatta.
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