L’organizzazione Greenpeace ha pubblicato in occasione della Giornata internazionale delle foreste un rapporto sul proprio sito in merito alla deforestazione.
Domani, sabato 21 marzo, si celebra la Giornata internazionale delle foreste. In occasione dell’evento, instituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2012, l’organizzazione Greenpeace Italia ha diffuso il proprio un rapporto denominato “Le piantagioni non sono una soluzione per i cambiamenti climatici“. Il rapporto, pubblicato sul sito dell’organizzazione, è stato realizzato per denunciare “la tendenza di governi e multinazionali a spacciare per ‘riforestazione’ la creazione di piantagioni ad uso commerciale, in modo da poter continuare ad investire nell’industria estrattiva“.
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“Colossi delle energie fossili come Shell, Total e BP sono responsabili di alcune delle più devastanti distruzioni ambientali della storia umana. E ora vorrebbero far passare la creazione di piantagioni ad uso commerciale come riforestazione, facendoci credere che piantare qualche albero possa autorizzare a continuare ad estrarre petrolio, gas e carbone“.
Queste le parole di Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, riportate in un comunicato stampa sul sito dell’organizzazione no profit che in occasione della Giornata internazionale delle foreste, 21 marzo, ha pubblicato il rapporto. “Le piantagioni non sono una soluzione per i cambiamenti climatici“. Quest’ultimo è stato realizzato per denunciare la “tendenza di governi e multinazionali a spacciare per ‘riforestazione’ la creazione di piantagioni ad uso commerciale, in modo da poter continuare ad investire nell’industria estrattiva“.
Greenpeace ha poi proseguito: “Ripristinare le foreste e ricorrere alle cosiddette ‘soluzioni basate sulla natura’ per affrontare le sfide socio-ambientali è essenziale per mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C. Tuttavia -si legge nel comunicato- le multinazionali del petrolio e del gas, così come le compagnie aeree che sostengono di poter compensare le proprie emissioni di CO2 e diventare carbon neutral grazie ad alcune iniziative di piantumazione di alberi, stanno abusando pericolosamente del concetto di ‘soluzioni basate sulla natura’“.
“Inoltre -continua Greenpeace– alcuni negazionisti dei cambiamenti climatici, come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hanno recentemente aderito alla campagna per piantare ‘mille miliardi di alberi’ lanciata a Davos durante il World Economic Forum. In realtà un recente studio pubblicato dalla rivista scientifica Nature ha rivelato che quasi la metà delle aree che i governi hanno promesso di destinare al rimboschimento diventeranno in realtà monocolture a uso commerciale, cioè destinate alla produzione di legno, gomma o simili“.
Martina Borghi in merito ha spiegato: “Tanti alberi non fanno una foresta. Oltre ad ospitare gran parte della biodiversità terrestre, le foreste hanno la capacità di assorbire e immagazzinare grandi quantità di carbonio. Sono la casa di numerose comunità tradizionali e Popoli Indigeni, nonché fonte di aria e acqua pulite. Le piantagioni, invece, diventano spesso luogo di sfruttamento per le popolazioni locali, sono inaccessibili alla fauna selvatica e inadatte ad ospitare specie animali e vegetali in pericolo di estinzione. Nonostante la capacità di catturare attenzione mediatica, non riescono a fare altrettanto con la CO2“.
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