L’emergenza da Covid-19 ha messo in ginocchio il Paese: sono molti i cittadini che, a causa delle drastiche misure assunte dal Governo, ora fanno parte dei cosiddetti nuovi poveri.
Un dramma sociale, è solo così che si può descrivere l’attuale condizione di alcuni. L’emergenza ha condotto il Governo a dover assumere scelte drastiche e risolute. Rimanere a casa e stoppare le attività non necessarie sono risultati l’unica via per arginare il Covid-19. A subirne gli effetti coloro i quali al momento non hanno letteralmente di che vivere e sono costretti a barcamenarsi tra sacrifici ed immenso dolore. I pochi risparmi di una vita sono ormai andati e per poter sopravvivere bisogna tirare molto la cinghia. Stringere i denti, andare alla Caritas, e sperare che il domani sia meglio dell’oggi. Un’emergenza, dunque, che oltre ai danni sanitari si è premurata di impoverire così tanto alcuni settori da creare, come la definisce La Stampa, la classe dei nuovi poveri.
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Covid-19, l’emergenza genera la classe dei nuovi poveri: dramma sociale
In questo momento l’Italia va vista come una lunga catena dove ogni anello è di fondamentale importanza. Se cede uno cedono tutti. Un’analogia, questa, presa in prestito direttamente dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e che perfettamente descrive l’attuale momento. Niente di più vero, dunque.
Eppure adesso pare solo retorica se si pensa che su quella catena, ai cui anelli si chiede di rimanere saldi, ogni minuto che passa si esercita una pressione di inaudita forza.
La decisione di stoppare l’intero Paese era una scelta inevitabile per tutelare la salute dei cittadini. Era e resta l’unica via per frenare l’epidemia. Ma per farlo, e di questo il Governo ne era ben consapevole, bisognava sostenere economicamente chi a causa del drastico freno sarebbe dovuto rimanere a casa. Gli anelli, come li abbiamo chiamati poc’anzi, l’Esecutivo avrebbe dovuto tutelarli tutti per evitare che cedessero sotto i colpi dell’emergenza, ma non pare che le cose stiano esattamente così.
“Lo Stato c’è” questo quanto più volte ripetuto dal Presidente Giuseppe Conte durante le sue numerose conferenze stampa. Eppure per alcuni, queste, sono parole che sanno di beffa. Professionisti, negozianti e ad artigiani, queste le maggiori categorie individuate da La Stampa, che svolgono attività autonome sono ormai allo stremo delle forze. Nessun entrata, solo uscite che non gli consentiranno di andare avanti per molto.
L’emergenza da Covid-19 ha generato dunque i “nuovi poveri”, la classe di tutti coloro che prima del dilagare del virus erano autonomi ed indipendenti e che ora sono costretti a fare la fila alla Caritas. Perché con la manovra economica del Governo, che asserisce di aver aperto le porte a tutti, di non aver lasciato solo nessuno, sono in realtà in molti ad essere rimasti con “il cappello in mano”.
Donne e uomini che prima della brusca frenata erano contribuenti, consumatori, utenti, ora sono diventati quasi non meritevoli di tutela. Per quale ragione? Perché non fanno parte della gestione separata? Perché tutti, ma proprio tutti, non li si può aiutare?
Si chiede tempo a chi in realtà di tempo a disposizione ne ha poco. Si chiede pazienza a chi ha dei figli da sfamare ma che non sa cosa mettere a tavola perché i risparmi sono finiti. Le storie sono molte, tante, troppe.
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