Gli economisti già si interrogano sulle conseguenze economiche della pandemia. La situazione è preoccupante ed è attesa una vera catastrofe per l’economia
Gli economisti già si interrogano sulle conseguenze economiche della pandemia. La situazione è preoccupante ed è attesa una situazione peggiore della crisi finanziaria del 2008. Secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro, il coronavirus provocherà 25 milioni di disoccupati con conseguenze più gravi della crisi economica del 2008. Guy Ryder, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in una dichiarazione riportata da Repubblica, ha detto che “i comparti più toccati saranno il turismo, i trasporti ma anche l’industria dell’automobile. Sarà un crash-test di proporzioni inquietanti, ben peggiore di quello del 2008”. Molto lunga l’intervista di oltretv all’economista Ilaria Befarini: “Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari.
A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del Paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici”.
“Quali misure alternative si sarebbero potute prendere per non bloccare il Paese? “Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero del Paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’intero Paese”.
“Inoltre, visto il ritardo della Cina nel comunicare l’infezione, possiamo fidarci che sia stata davvero debellata da loro? Andavano fatti tamponi a tappeto, come in Korea, per individuare e isolare i contagiati. Inoltre, poiché i dati dell’ISS confermano che l’età media dei deceduti è di circa 80 anni e si tratta prevalentemente di persone con una o più patologie pregresse, per i ¾ di sesso maschile, occorreva effettuare una profilazione dei soggetti più a rischio e adottare misure specifiche per essi. Non si può fermare l’intero Paese, riservando ai bambini, che hanno un rischio pressoché nullo, le stesse restrizioni degli anziani, che anzi possono uscire a fare la spesa o per portare fuori il cane”.
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