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Muoiono i contagiati: la paura dei parenti delle vittime

Numerose salme di uomini e donne deceduti con il Covid-19 restano per giorni nelle camere mortuarie: i familiari impiegano molto tempo prima di andarle a rivendicare per paura del contagio.

 

Il Covid-19 è anche questo: paura. Paura che non si placa neanche dopo il tragico momento della morte. Nelle camere mortuarie degli ospedali le salme dei pazienti deceduti, sigillate nelle bare, stazionano lì per giorni. Il motivo risiede nel timore da parte dei familiari delle vittime di contrarre il virus nel momento del riconoscimento del corpo. Accade al San Matteo di Pavia dove quotidianamente si registrano 20-30 decessi.

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Salme restano per giorni nelle camere mortuarie: familiari non effettuano riconoscimento per paura del contagio

Muoiono sole le persone contagiate da Covid-19 e sole restano anche dopo il tragico momento della morte. I corpi vengono immediatamente sigillati nelle bare dopo il decesso e trasportate nelle camere mortuarie dell’ospedale. Lì restano per giorni prima che ne venga effettuato il riconoscimento da parte dei familiari che temono il contagio. Questo, riporta la redazione de La Provincia Pavese, quanto accade nei territori di Vigevano, Voghera, Stradella e Pavia. A Vigevano la camera mortuaria è sempre piena, i posti sono pochi, mentre a Voghera è stato allestito uno spazio dedicato ai defunti che invece riesce ad accogliere tutte le salme anche nei giorni di picco.

Un drammatico spaccato a cui si aggiunge la paura degli operatori delle pompe funebri. Questi ultimi, riporta la Provincia Pavese, vivono costantemente con il timore. Non sono in grado, infatti, di reperire kit di protezione durante il trasporto delle salme e pertanto temono il contagio. Per tale ragione si sono rivolti ai loro sindacati. Le associazioni di categoria coinvolte tra cui la Feniof (Federazione nazionale imprese onoranze funebri), hanno inviato una lettera a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, a Luciana Lamorgese, Roberto Speranza ed Angelo Borrelli, rispettivamente ministro dell’Interno, della sanità e capo dipartimento della Protezione Civile.

Con la nota congiunta è stata denunciata l’attuale situazione: “Abbiamo segnalato la difficoltà di reperimento, vista l’elevata richiesta, di mascherine, di altri dispositivi, materiali e prodotti di sanificazione personale, da utilizzare – riporta la Provincia Paveseda i nostri operatori funebri, interessati sia nel contatto con i familiari delle persone defunte, sia nelle fasi di confezionamento dei feretri, sia in quelle del loro trasporto e quindi della sepoltura (per inumazione, tumulazione o cremazione). Ed ancora: Sappiamo che il Comitato operativo della Protezione civile (Mos), nel corso della riunione del 18 marzo scorso ha fornito indicazioni sulla distribuzione delle mascherine, precisando che le richieste vanno presentate alle Regioni tramite la Protezione civile – riferisce la Provincia Pavese –. Chiediamo di valutare la possibilità di inserire le aziende pompe funebri e servizi connessi, quelle operanti nei servizi cimiteriali e di cremazione, tra i soggetti a cui riconoscere priorità nell’accesso alle mascherine ed agli altri dispositivi, nonché ai materiali di sanificazione“.

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(Getty Images)

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