Un dipendente di un’impresa di onoranze funebri della provincia di Bergamo, ha raccontato la drammatica situazione che sta vivendo la provincia a causa del Covid-19.
Sono ancora negli occhi di tutti le immagini dei camion dell’esercito che trasportano da Bergamo in altre regioni i feretri delle vittime del coronavirus. La provincia bergamasca è ad oggi la più colpita dall’epidemia e da settimane le imprese di onoranze funebri stanno lavorando senza sosta per far fronte alle numerose vittime. Un operatore della Media Valle Seriana ha raccontato il dramma di queste settimane in un’intervista alla redazione de L’Eco di Bergamo.
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“Stiamo lavorando 12-14 ore al giorno, dalle 7 del mattino alle otto di sera senza sosta nemmeno per mangiare. Riceviamo numerose telefonate da famiglie per andare a casa o ricomporre la salma in ospedale, ma non riusciamo a svolgere il lavoro in tempi brevi“. Inizia così l’intervista di un operatore di onoranze funebri, che ha voluto rimanere anonimo, alla redazione de L’Eco di Bergamo per raccontare la situazione drammatica che sta vivendo la provincia bergamasca, attualmente la più colpita dall’emergenza coronavirus.
L’uomo, dipendente di un’impresa di onoranze funebri della Media Valle Seriana prosegue spiegando: “È accaduto per esempio che in un paese della Valle Gandino, una famiglia abbia aspettato il nostro intervento per 14 ore. Quando il decesso avviene in ospedale, le salme, poste nei sacchi neri, rimangono anche un paio di giorni prima che possiamo prendercene cura. La mia impresa non riesce a soddisfare tutte le richieste, dobbiamo chiedere il supporto a squadre che arrivano da Milano. Credo che i decessi in Valle nelle ultime settimane siano oltre 800“.
L’operatore poi parla di un’altra circostanza affermando: “Forse -riporta L’Eco di Bergamo– non si riflette sui rischi che corriamo per la nostra ed altrui salute: entriamo ed usciamo dagli ospedali ed Rsa, maneggiamo corpi di persone contagiate, visitiamo case dove incontriamo parenti che potrebbero essere asintomatici. È un rischio per la nostra salute, come per la salute altrui. Quando torniamo a casa, abbiamo la preoccupazione per la nostra famiglia. Le mascherine sono introvabili, alcuni colleghi le hanno acquistate a prezzi esorbitanti. Siamo una categoria di lavoratori molto esposta, ma si parla poco di noi“. “Non è semplice -prosegue l’uomo ai microfoni de L’Eco di Bergamo– reperire le bare. Nei giorni scorsi ne abbiamo ordinate un quantitativo, ma la ditta veneta non avrebbe potuto consegnarle. Quindi siamo andati con il furgoncino a prenderle. Delle sessanta richieste ce ne hanno date solo 30. Siamo al collasso“.
Una testimonianza drammatica che dipinge il quadro della situazione della provincia di Bergamo che non riuscendo a far fronte al quantitativo di vittime ha fatto trasportare in altre regioni i feretri per la cremazione attraverso i mezzi dell’esercito. Un corteo di camion militari, le cui immagini nei giorni scorsi hanno fatto il giro del web lasciando tutti senza parole.
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