Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha lanciato l’allarme: ci sono contagiati nelle carceri. Un problema che aumenta l’emergenza
Le carceri presentano il problema che alcuni temevano. E’ arrivato il contagio. La conferma arriva direttamente dal ministro competente. “Alla data di oggi risultano contagiati 15 detenuti”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, rispondendo al Question time alla Camera a proposito dell‘emergenza coronavirus nei penitenziari. “E’ stato disposto che vengano eseguite nei confronti dei detenuti tutte le misure di carattere sanitario relative a casi di contagio o di sospetto contagio”, ha aggiunto. L’acutizzarsi delle misure per contrastare l’epidemia ha messo in evidenza una oggettiva impossibilità di far rispettare in carcere le regole di contrasto alla possibilità di contagio per le condizioni di sovraffollamento dei reclusi. Persiste l’insufficienza di servizi e un’organizzazione mediamente non rispettosa della dignità e dei diritti umani dei detenuti.
Contagiati nelle carceri, la situazione di partenza
Alla base di questa situazione drammatica è generata una rivolta in ventidue carceri che ha determinato 14 morti, il ferimento di quaranta tra gli agenti di polizia penitenziaria, una settantina d detenuti evasi solo in parte ripresi, e una serie di danni e macerie per alcune decine di milioni. Attualmente vivono nelle carceri italiane 61.000 reclusi in strutture che, al massimo, possono accoglierne 47.000. In tal modo si garantiscono almeno uno spazio di 3 metri quadrati ad ognuno. La riduzione dell’affollamento richiede scelte coraggiose per far espiare le pene minori e residue fuori dal carcere, in detenzioni domiciliari, non escluse forme di indulto ove si manifesti la necessità. L’obiettivo rimane quello di rendere possibile, nella costrizione della pena, una prospettiva di speranza e di reinserimento sociale.
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