Covid-19, la carenza di vitamina D aumenta il rischio contagio: lo studio dell’Università di Torino.
Il coronavirus continua a diffondersi in Italia. Stando all’ultimo bollettino della protezione civile, il numero di casi positivi ad oggi è di 80.539, con un incremento di 4.492 persone in più rispetto a ieri. Nelle ultime 24 ore ci sono stati 662 nuovi deceduti e 999 guariti. Gli esperti di tutto il mondo stanno cercando di trovare il giusto farmaco per sconfiggere il virus ma al momento la soluzione pare lontana. Anche per un ipotetico vaccino i tempi sono ancora lunghi. L’Università di Torino, tuttavia, ha realizzato uno studio in cui ha dimostrato quale vitamina potrebbe avere un ruolo preventivo e terapeutico contro il coronavirus. Lo studio è stato condotto dal professor Giancarlo Isaia coadiuvato da Enzo Medico.
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Covid-19, lo studio dell’Università di Torino
Giancarlo Isaia -docente di Geriatria e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino- ed Enzo Medico -professore ordinario di istologia- hanno valutato l’impatto della vitamina D, capace di assumere un ruolo attivo sulla modulazione del sistema immunitario. In Italia, questa vitamina è abbastanza carente negli anziani. La vitamina D viene sintetizzata dal nostro corpo dopo un’esposizione solare superiore ai 15 minuti o un assorbita mediante il consumo di alcuni alimenti come pesci, latte o uova. Come se non bastasse, si potrebbe anche considerare la somministrazione della forma attiva della vitamina D (il calcitriolo) per via endovenosa soprattutto verso i pazienti affetti da Covid-19. Gli studiosi hanno raccolto alcuni dati che dimostrano come ci sia un’elevata prevalenza di ipovitaminosi D nelle persone positive al nuovo coronavirus. Gli autori hanno anche spiegato che la vitamina D può ridurre il rischio di infezioni respiratorie di origine virale, contrastando addirittura il danno pomonare da iperinfiammazione.
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