Lo spiega il governatore Fontana che analizza i limiti della democrazia nel nostro Paese. Guarda però come modello a cui ispirarsi per il contrasto al Covid-19 la Corea del Nord
Il modello cinese di contrato al Covid-19 funziona e anche bene. Dopo nove settimane di lockdown a Wuhan si torna lentamente alla normalità. Non tutto come era prima certo ma le città piano piano si risollevano. L’attività economica è ripresa lentamente e alcuni bus cominciano a circolare con le dovute precauzioni.
Secondo un report dell’Imperial College di Londra, sia in Cina che ad Honk Kong finora non c’è stato un aumento significativo dei contagi. Questo insieme al ritorno graduale alla normalità è già un primo spiraglio di vittoria.
Insomma il modello imposto da Pechino è stato forte e ha permesso di fermare l’avanza del virus. E allora perché non applicarlo anche in Italia? Lo ha spiegato il governatore della Lombardia, Attilio Fontana su Rai 1.
“In Cina nessuno usciva di casa ma non possiamo assolutamente replicare quel modello, abbiamo i limiti di una democrazia“, ha puntualizzato. In Oriente le misure restrittive hanno coinvolto 60 milioni di persone ha ricordato Fontana “isolate da ogni punto di vista, su un totale di oltre un miliardo che invece ha continuato a vivere e a produrre, coprendo anche il fabbisogno di chi era impossibilitato a farlo”.
“Noi – facendo riferimento all’Italia – non possiamo isolare l’intera popolazione, semplicemente per la necessità di consentire lo svolgimento delle proprie attività a una serie di categorie di lavoratori” ha esplicitato il governatore. Per questo, “non potendo imporre la clausura per tutto il periodo necessario, allentata la restrizione si ricomincerà daccapo, con nuovi focolai, un altro picco e via dicendo”.
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L’Italia dunque è consapevole che quello che è stato fatto in Cina non è possibile replicarlo. Come fare dunque per contrastare in modo rigoroso il Covid-19 pur non imponendo la clausura? Gli esperti guardano con apprezzamento al modello coreano. Tra le caratteristiche interessanti quella dei test a tappeto insieme ad un monitoraggio costante dei sanitari e di chi è in prima linea per il contrasto del Covid-19. E ancora il tracciamento delle persone grazie ad un’app specifica e l’isolamento dei cittadini venuti in contatto con soggetti infetti.
“In Corea del Sud – ha spiegato il governatore Fontana – i numeri del contagio sono crollati non a fronte di una reclusione generalizzata, ma grazie all’esecuzione di massa dei tamponi, individuando tutti i soggetti positivi, anche quelli asintomatici, costringendo alla quarantena insieme a tutti coloro che vi erano stati a contatto”.
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